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Non frequento molto i bar, ma qualche volta mi capita di andare a prendere un caffè. Oppure, semplicemente, mi trovo in fila al supermercato o in posta. Per non continuare a giocare con il cellulare, aggeggio che sta diventando deleterio, mi soffermo sulle parole dei miei compagni di attesa. E se la maggior parte dei discorsi sono incentrati sul quotidiano di ogni persona, a volte mi capita di incappare in sguardi e parole sommesse.

Ultimamente i temi ricorrenti sono l’ecologia o un tema molto ragionato nel nostro paese, l’immigrazione. Un tema in questo momento molto discusso e chiacchierato ma, purtroppo, poco conosciuto.

Quello che si sta alimentando è un sentimento di difesa e paura; chi di noi in una situazione di disagio non ha cercato di difendersi o difendere i propri cari? Chi, non conoscendo un dato argomento, si è lasciato andare a dichiarazioni “per sentito dire” o poca conoscenza. Tutti lo abbiamo fatto e continueremo a farlo, in qualche modo. Ma la conoscenza, il sapere e l’istruzione sono l’unica arma per difendere una delle cose più importanti che abbiamo: la libertà.

Quello che facciamo è semplicemente sentire gli esponenti che si spendono in discorsi e voli pindarici per cercare di portare il maggior numero di persone nelle file del proprio gruppo ma spesso e volentieri i metodi utilizzati non sono dei più limpidi e comprensibili. Per ingraziarsi il pensiero delle masse spesso si cerca di fare leva su i punti deboli e le paure delle persone, si parla alla pancia.

Ed è per questo che, in una situazione economica e sociale così precaria come in Italia, si cerca di alimentare una guerra tra poveri sottolineando quanto “gli altri”, quelli venuti da quel continente lontano per cultura ma geograficamente così vicino a noi, siano una minaccia per la nostra vita e per il nostro futuro.

Ci si affida a numeri e cronaca sentiti da un telegiornale o riferiti banalmente da un nostro conoscente per valutare un problema mondiale così importante e delicato e, diciamocelo, i nostri antenati non sono stati così lontani dalla miccia che ha fatto scatenare questo esodo.

La geopolitica è una materia difficile e complessa e sinceramente a volte anche un po’ noiosa ma è utile per capire da dove nasce il problema e quanti anni fa è stato seminato il suo germe. Non si parla di questioni recenti ma di fatti successi decine e decine di anni fa.

I grandi flussi di persone, le masse, si spostano per cercare condizioni migliori, una dicitura che assume diverse sfumature, dalla più banale alla più pericolosa. Non sono solo le persone che scappano dalle guerre a dover effettuare uno spostamento ma anche quelle persone per cui i basilari diritti umani non vengono garantiti. I diritti dell’uomo sono inalienabili e ogni stato deve rispettarli, tutelarli e applicarli.Dovrebbe!!!

I diritti dell’uomo si distinguono in 3 categorie: civili e politici (diritto alla vita, il diritto di riunione e il diritto alla libertà di religione); i diritti economici, sociali e culturali,
(per esempio il diritto al lavoro, all’istruzione e alla sicurezza sociale); diritti della terza generazione (per esempio il diritto allo sviluppo e a un ambiente sano e pulito).

Per me, solo l’elencare queste tre banali frasi, spiega già molto di più di quello che può fare un saggio sull’argomento.

Quelli che per molti sono numeri a volte numeri legati a statistiche territoriali, altre volte legati a un naufragio, in realtà sono persone, madri, figli, mariti o nipoti. Persone che non potranno mai dire al telefono: “mamma ce l’ho fatta, il mare non mi ha inghiottito”.

E’ necessario cercare di comprendere e conoscere la storia che sta dietro a un nome; a volte quel nome nasconde delle sfumature inaspettate, delle bellezze inespresse e delle differenze. Ma chi dice che le differenze siano necessariamente negative? E perché invece non potremmo pensare che una differenza ci possa arricchire, ci possa fare pensare e ragionare o perché no, addirittura migliorare? O forse potrebbe semplicemente farci pensare: quella persona mi somiglia molto più di quanto pensassi.

Articolo a cura di Sara Maida, responsabile del Centro di Accoglienza Casa di Betania ONLUS

Casa di Betania è un centro di accoglienza per rifugiati politici, richiedenti asilo, titolari di protezione sussidiaria e ricorrenti.

Casa di Betania è ONLUS – Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale – ai sensi del D.Lgs. 460/97, iscritta all’albo regionale del volontariato.

Costituita nel 1987 l’Associazione Amici di Casa di Betania si è dedicata da subito ed esclusivamente al centro di accoglienza.

Nato come centro di prima accoglienza per immigrati si è trasformato nel corso degli anni diventando un centro di seconda accoglienza per rifugiati, titolari di protezione sussidiaria, richiedenti e ricorrenti.

Il loro obiettivo è quello di offrire ai loro ospiti un’autentica opportunità di inclusione sociale.

http://www.casadibetania.org

via Carducci 4 – 20089 Ponte Sesto di Rozzano (MI)

Tel. 02-30910226

Codice Fiscale e Partita IVA 97060330152

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COM’È ANDARE AL CINEMA PER UN DISABILE AL 100% CHE CAMMINA?

Mi chiamo Maria Rosa, vivo a San Martino e da qualche tempo hanno costruito un cinema in prossimità del centro commerciale vicino a casa mia.

Per curiosità sono andata a vedere un film. Arrivata alla cassa con i miei bastoni e la mia tessera di esenzione al pagamento, la cassiera mi dice: “Signora sono 7,50 €. Le faccio pagare il ridotto.”

Pago il mio biglietto e vado a prendere l’ascensore, perché le sale si trovano al piano superiore. Quando entro nella sala cinematografica mi accorgo che il posto per disabili è il primo sulla fila in basso, la più vicina allo schermo… inutile dirvi il torcicollo che mi è venuto alla fine del film!

Arrivata a casa, ho guardato sul sito del cinema, sotto la voce “diversamente abili”… Ho scoperto che il disabile al 100% che cammina paga il biglietto ridotto, mentre per il disabile al 100% in carrozzina il biglietto è gratuito.  

(I misteri della vita).

Per fortuna ho la patente e guido la macchina, quindi quando voglio vedere un film mi reco al cinema di Montebello.

Che io sia seduta in carrozzina oppure a piedi con i miei bastoni, basta che gli faccia vedere la mia tessera di esenzione e il biglietto non lo pago.

Anche qui prendo l’ascensore, perché le sale sono al primo piano, ma, a differenza del cinema di San Martino, i posti sono subito in alto e i posti per disabili sono molto più comodi: vedi bene lo schermo e non ti viene il torcicollo!

Articolo a cura di Maria Rosa Stassi