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Attraverso la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dal Parlamento Italiano con la Legge n.18/09, si promuove, protegge e garantisce il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, e si promuove altresì il rispetto per la loro intrinseca dignità.
Siete d’accordo che la MOBILITÀ è una  libertà fondamentale?

Nelle nostre città e periferie italiane le persone con disabilità incontrano purtroppo ancora parecchi ostacoli che possono impedire di essere indipendenti o, senza esagerare, semplicemente semi-autonomi. Ecco i principali problemi che si incontrano.

Per molti disabili, sopratutto persone con gravi problemi fisici che vivono in periferia, dipendere da un familiare, un amico o un’ente preposto è un “MUST” per potersi spostare. Già dicendo ciò si può ben evidenziare il problema numero uno del doversi muovere: dipendere dalla disponibilità specifica di altre persone…

A questo punto una valida alternativa senza quasi alcun vincolo restrittivo di orario sono i servizi pubblici, in particolar modo nelle grandi città dove la rete dei mezzi si intensifica in numero e frequenza temporale; tuttavia prendiamo come esempio Roma per evidenziare la falla principale del servizio pubblico maggiormente riscontrato in Italia. L’art. 9 della legge n. 108/09 tratta dell’accessibilità. La capitale con più di 2 milioni di abitanti, prendiamo ad esempio, ospita solo 2 vere linee metropolitane per via della strutturistica della città e, in aggiunta a questa scarsità, non solo le stazioni che dispongono di accessibilità si possono contare sulla punta delle dita, ma addirittura spesso gli ascensori o sollevatori per accedervi sono in pessime condizioni o mal funzionanti così da impedire l’utilizzo dei mezzi.

 

Esistono dei servizi cosidetti complementari al servizio pubblico di linea ossia le categorie di TAXI e NCC. Questi hanno sì la facilità di poter raggiungere in breve tempo e comodità ogni destinazione richiesta, sebbene  gli utenti lamentino due grossi svantaggi: tariffe senza agevolazioni per disabili e un numero di veicoli accessibili ancora troppo basso rispetto alla domanda italiana sempre più in crescita.

 

In altre parti del Mondo, come ad esempio Germania e Regno Unito in Europa tra i primi, il concetto di veicolo non di linea pubblico o privato accessibile sta prendendo molto piede con grosse agevolazioni fiscali sia per l’utente inabile che per il fornitore del servizio che installa apposite modifiche sul proprio veicolo. A Londra i CABS neri con pedana per carrozzelle sono una realtà già ben nota da almeno 30 anni, mentre negli ultimi anni e l’adattamento alle APPs il servizio UBER ha lanciato il servizio WAV (wheelchair accessible vehicle).

E da noi? Quando potremo davvero trasformare la MOB-INABILITÀ in vera MOBILITÀ per tutti?

L’Italia ha intrapreso nell’ultimo decennio un percorso in crescita nel settore della mobilità accessibile e sostenibile dal bike sharing per paraplegici all’accesso ai voli aerei in sedia a rotelle, dalle stazioni ferroviarie sempre più piane alle APPs più innovative aperte a tutti.

Articolo a cura di Lucio Fontana

Anche Il Giorno ha intervistato il nostro manager, Claudio Fontana, per quanto riguarda la scomoda questione relativa ad Uberblack, poiché, nonostante il decreto del Tar del Lazio, gli autisti dei servizi NCC continuano a subire onerose multe e fermi amministrativi che impediscono loro di lavorare.

Ecco un estratto dall’articolo de Il Giorno:

Secondo Fontana, infatti, il verdetto capitolino avrebbe dovuto modificare il comportamento dei ghisa del reparto specializzato «Frecce» nei confronti degli operatori di Ncc associati all’app californiana. L’amministratore di Concrete Onlus, in particolare, contesta che il fermo amministrativo sia sempre abbinato alla sanzione pecuniaria: «Il problema è che in uno Stato di diritto nessuno sconta la pena prima di essere condannato definitivamente, mentre invece per il fermo amministrativo delle autovetture non funziona così: scatta immediatamente nella sua forma più contenuta di due mesi e anche l’impugnazione davanti al giudice di pace è inutile perché anche se avrà esito positivo ci vorranno sempre più di due mesi per avere il dispositivo».

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Vi proponiamo un estratto di un articolo pubblicato ieri sul Corriere della Sera, che ci vede purtroppo protagonisti di una situazione spiacevole: le continue multe e fermi amministrativi posti alle auto del servizio Uber (al quale noi stessi ci appoggiamo per l’organizzazione del nostro servizio di trasporto attrezzato per persone con disabilità), nonostante il Tar del Lazio e il Decreto Milleproroghe avessero dichiarato legale Uberblack.

«Sia il decreto Milleproroghe sia la recente ordinanza del Tribunale di Roma — spiega il gm di Uber Carlo Tursi — ribadiscono la piena legalità di Uberblack. Perché la polizia impiega tempo e risorse pubbliche contro Ncc che operano nel rispetto delle leggi? Bisogna intervenire. Così si impedisce a onesti lavoratori di lavorare». Uno di questi, è Claudio Fontana, 57 anni, la cui cooperativa dal 27 agosto al 19 settembre ha subito ben quattro fermi sulle proprie vetture autorizzate tra Garlasco (Pv), Carignano (To) e La Morra (Cn). «Facevo lavorare 13 persone, ora solo cinque. Se i vigili vogliono multarci ok, faremo ricorso forti delle nostre ragioni, ma non possono sostituirsi al giudice disponendo continui fermi amministrativi che ci levano il lavoro e il sonno».

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