Il Viaggio del Passaggio…

Esiste un tipo di viaggio -o almeno così è stato per me- che “cresce” dentro di noi proprio mentre stiamo crescendo anche noi…e che, ad un certo punto, è come se ci “chiamasse” e dicesse: -Ecco, è il momento, raduna le tue cose, ma solo ciò che pensi ti serva davvero, e parti-. Non è detto, però, che ci si senta del tutto pronti per intraprenderlo, eppure qualcosa ti spinge a farlo lo stesso, avendone l’occasione, come se si trattasse di una “necessità”…Probabilmente è un tipo di viaggio che si compie specialmente in giovane età, ma anche questo non è un “assoluto”; ciò che lo contraddistingue veramente, forse, è la caratteristica del “cambiamento”, del segnare un passaggio da uno stato ad un altro, cosa che, infatti, avviene in particolare e tipicamente in giovane età, ma non solo…

Comunque, avevo 20 anni, e avevo da poco terminato, con grande fatica, la scuola superiore, un liceo linguistico; diciamo che me la cavavo con l’Inglese, o almeno così mi sembrava, non sapevo ancora cosa fare della mia Vita, e così, essendo attratta dalla “mitologia”, in un certo senso, e amante della  natura…scelsi come meta l’Irlanda: un paese per me pieno di fascino, del quale sentivo un vero e proprio richiamo, ricco tanto di leggende quanto di idilliaci paesaggi, verdeggiante come non mai, popolato da gente dal carattere speciale…nonché da animali domestici e selvatici, che fin da piccola mi appassionavano. Avevo guadagnato un certo “gruzzoletto”, lavorando un po’ come dog-sitter, e così riuscii a pagarmi il volo di andata (cosa di cui mi sentii molto fiera) …e il volo stesso fu una prova, per me: ero, e sono tutt’ora, terrorizzata dall’aereo; ogni volta che l’ho preso ho “sofferto” un po’ per tutta la sua durata (che però, fino ad adesso, non è stata mai molto lunga, fortunatamente), e non vedevo l’ora di rimettere i piedi a terra… Comunque, quella era soltanto la seconda volta che volavo, e la prima ad essere sola; mi ero quindi premurata di prendere un leggero ansiolitico, come mi era stato consigliato, e così, in un qualche modo, superai quel momento, stringendo un po’ i denti… Scesa finalmente dall’aereo all’aeroporto di Dublino, presi il bus che da lì mi avrebbe portato alla mia destinazione, un villaggio di campagna non lontano dalla graziosissima cittadina di Galway, che dà proprio sull’Oceano Atlantico, e che si trova praticamente al polo opposto rispetto a Dublino, se si traccia una linea orizzontale fra le due sopra una cartina geografica. Dopo all’incirca tre ore e 1/2 di viaggio, ad aspettarmi alla fermata trovai la signora F., moglie e madre della famiglia che mi avrebbe ospitato durante la mia permanenza in Irlanda, e che fu la prima persona che m’introdusse in quel “mondo”… Mi ricordo che, sebbene ancora non ci conoscessimo, ci “riconoscemmo” quasi subito con lo sguardo: forse le avevo precedentemente fornito via lettera una mia “descrizione sommaria”, non ricordo bene… Lei aveva gli occhi azzurro chiaro lucente, capelli scuri un po’ ricciuti, e un viso dolce e gentile. Mi disse che aveva quattro figli, un maschio e una femmina più grandi di 15 e 14 anni e altri due maschi più piccoli, di 11 e 9 anni; questi ultimi erano a casa, adesso, e, mi avvertì, mi avrebbero guardato con occhi sgranati per un po’, costituendo io per loro una “novità”. Così avvenne, in effetti, e presto scoprii che tutti e quattro i ragazzi avevano i capelli rossi o rossastri e le lentiggini: insomma, erano tipicamente irlandesi!… Quella sera, poco più tardi, rincasò anche il padre, il signor T. e io notai che, nonostante fosse un po’ stempiato, doveva essere stato lui a trasmettere il gene dei capelli rossi ai figli… A differenza di sua moglie, sembrava essere un tipo un po’ taciturno, ma comunque sempre gentile e accogliente; era un fattore, e infatti la loro era una casa di campagna, e avranno avuto all’incirca una cinquantina di mucche da latte di razza Frisona, bianche e nere (le “classiche”, insomma) più un toro; inoltre avevano anche 7 o 8 cavalli, o meglio ponies, ma quasi tutti “confondibili” con cavalli, ad un occhio non esperto -come il mio, ad esempio- poiché appartenenti a razze di ponies  piuttosto grandi…ma due di essi erano proprio più riconoscibili come ponies, cioè quelli cavalcati dai due ragazzini più giovani. Già, perché la loro era una famiglia appassionatissima di cavalli da salto-ostacoli, con monta all’inglese… In sostanza, data la mia passione per la natura e gli animali, io mi ero recata lì proprio per questo, per stare in una fattoria e sperimentarne il lavoro.

Quella sera, a fine cena, la signora F. aveva preparato ad accogliermi una deliziosa torta “Crumble” di mele, accompagnata da gelato alla panna, e, gustandola, mi sembrò di sciogliermi anch’io… Dopodiché, i due ragazzi più piccoli mi scortarono a “dare la Buona Notte” agli equini…

Il mattino dopo mi svegliai con una sensazione di gioia nel cuore: sarà stato per il fatto che ero partita (e arrivata), che stavo cominciando a “mettermi alla prova” nella Vita, o l’essere giunta in un posto corrispondente ai miei sogni, e che davanti ai miei occhi si presentasse un mattino splendente di sole, che potevo rimirare dalla grande finestra sporgente all’infuori della stanza da letto che mi avevano riservato… E in quel momento apparve un signore a cavallo, oltre il muretto di pietre a secco che delimitava il giardino della casa della mia famiglia, come un cavaliere di una fiaba, con l’acciottolato dello stradello che risuonava sotto gli zoccoli del cavallo…

Da quel mattino in poi, verso le 7.30, dopo essermi preparata e aver fatto un’ottima colazione di latte e cereali come i ragazzi che andavano a scuola, m’infilavo gli stivali da lavoro e andavo ad aiutare il signor T. (che si svegliava molto prima, tra le 5 e le 6) a mungere, o, meglio, ad osservare come si mungeva, dopo aver fatto entrare le mucche nella stalla apposita, applicando loro la mungitrice meccanica: il signor T. mi diceva che, per imparare, dovevo prima trascorrere un periodo di apprendistato fatto unicamente di osservazione…E, in effetti, cercavo di osservare tutto, come si mungeva, come si pulivano la stalla delle mucche e i box dei cavalli, come li si doveva nutrire, come portare le mucche a pascolare nel grande campo oltre il giardino e come riportarle in stalla verso sera… E cercavo di rendermi utile come potevo, anche in casa, per la signora F., apparecchiando, sparecchiando e smontando la lavastoviglie, e pulendo la mia stanza…

Un pomeriggio tardi, trovandomi momentaneamente “disoccupata”, pulii tutto il piazzale che separava la casa dalle stalle e dai box, passandoci sopra con una specie di macchinario “scansa-fango”, e in seguito, per questo fatto, il signor T. mi soprannominò “the cleaner”, cioè colui o colei “che pulisce” … Di solito, quando il lavoro era finito, mi mettevo a guardare l’allenamento per le gare di salto ad ostacoli, per le quali il signor T. preparava meticolosamente i suoi ragazzi (tranne il figlio minore, ancora troppo piccolo) e addestrava i cavalli tutto l’anno. Il figlio più grande cavalcava Midwest Star, un bellissima e agile cavallina grigia, che una volta tentai di  ritrarre in un disegno, raffigurandola con la testa voltata all’indietro, in ascolto; qualche giorno dopo, mi accorsi che per la casa erano sparsi tre o quattro disegni dei ragazzini più piccoli, che la ritraevano allo stesso modo… Mi piacevano tutti loro, ma avevo un debole di simpatia nei confronti del penultimo, undicenne, che aveva dovuto cambiare scuola a causa di una cattiva insegnante, e che appariva particolarmente sensibile.

-Keep your heels (“tieni giù i talloni”), keep your heels! – Gli ricordava sempre il padre durante gli allenamenti. Una volta, proprio di nascosto al papà, mi fece vedere come riusciva a cavalcare anche una mucca, in quel momento “stretta” nello stazzo per foraggiarsi a fianco delle altre, e quindi un po’ impossibilitata a muoversi e ad avere scatti di ribellione verso il suo giovane cavaliere…Promisi che non avrei riferito nulla a suo padre.

Per parte mia, avevo preso alcune lezioni di equitazione all’inglese a Ferrara, dove abito tutt’ora, e così, in cambio del mio aiuto nel lavoro, lì potevo beneficiare, oltre che di vitto e alloggio, anche di qualche lezione con il signor T. come istruttore: ne ero più che contenta, nonostante io non sia né abile né esperta, e, anzi, continui ad avere piuttosto paura dei cavalli, sebbene mi piacciano; paura non tanto di essi, veramente, quanto di cadere e farmi male… -Non preoccuparti, ti avvolgeremo intorno al cavallo con una corda!- Mi disse il signor T., prendendomi bonariamente in giro, quando gli comunicai il mio timore nel saltare. Fu così che conobbi Lady, un pony femmina di razza Connemara, bravissima, docile e robusta, dal mantello color “baio-oscuro”, quasi morello, e la criniera a spazzola; era davvero simpatica e “saggia”, non essendo più giovanissima e avendo tanta esperienza, e mi affezionai molto a lei.

Di tanto in tanto, il signor T. mi portava con lui in auto a sbrigare qualche commissione in giro per cittadine non troppo lontane, e una volta, poco prima di una gara di salto, ci recammo anche dal veterinario per una visita di controllo a Midwest Star, caricata nel “van” per cavalli collegato dietro la macchina. Era in queste occasioni di “viaggio” che, alternate a lunghi momenti di silenzio -durante i quali m’intrattenevo guardando i paesaggi che scorrevano intorno, e i cartelli stradali con i doppi nomi delle località, in inglese e gaelico- io e il signor T. abbiamo cominciato a condurre fra di noi semplici ma molto significative “chiacchierate”, per lo più incentrate su di me e su cosa avrei desiderato fare nella Vita… e lui, sebbene di poche parole, si dimostrava così gentile e incoraggiante che io riuscii ad aprirmi, e a parlargli anche delle mie preoccupazioni e paure riguardo al futuro… E piano piano, attraverso la sua conoscenza, mi parve anche di scoprire un po’ il “carattere” più positivo degli Irlandesi: che, a tratti può sembrare un po’ “brusco”, ma che è anche gentile e ospitale allo stesso tempo… Come dicevo, anche la signora F. era molto dolce e attenta, e, notando alcune “manie” che avevo, scaturite da uno stato di nervosismo e insicurezza che(purtroppo) spesso mi caratterizza ancora (ma che forse è un po’ migliorato negli anni), una volta mi scrisse su di un foglietto, che ho conservato: “NO fingers, NO legs; every day in every way I am getting better and better”. E cioè: “NON (torturarsi) le dita, NON (muovere nervosamente) le gambe; ogni giorno, in ogni modo, le cose per me andranno di meglio in meglio”. Queste parole mi rimasero nel cuore, e ancora la loro “filosofia” m’incoraggia nella vita di tutti i giorni…

Comunque, tornando ai “viaggetti” col signor T., spesso culminavano, prima del ritorno a casa, con una squisita merenda, generosamente offerta da chi ci ospitava di volta in volta, costituita da the con latte o limone accompagnato da deliziosi dolcetti, che credo si chiamino “Scones”, con burro e uvetta… A proposito, io ho sempre mangiato bene in Irlanda: nella “mia” famiglia in modo semplice ma gustoso, spesso con un contorno sostanzioso di patate e verdure cotte in vari modi, come piselli, carote e cavolo; in un pub, una volta, assaggiando anche un piatto davvero prelibato, che lì chiamano “pie”, una sorta di torta salata che racchiude un pasticcio di carne, di agnello, in quel caso; e in un’altra occasione provai anche una buonissima zuppetta di pesce e crostacei… Questo fu una volta che feci una gita bellissima e indimenticabile nella regione del Connemara, un territorio dell’Irlanda Occidentale, che si trova nella Contea di Galway, quindi proprio vicino a dove stava il mio villaggio: è una zona aspra e selvaggia, ricca di paesaggi incredibili e “fiabeschi”, costituiti da boschi, prati, colline, fiumi e laghi, nonché pascoli delimitati da muretti a secco, spesso popolati da greggi di buffe, basse pecorelle lanose bianche, ma con muso e zampe neri… Penso che essa  rappresenti l’essenza stessa dell’Irlanda…e, davvero, quei luoghi fatati, quei campi di Erica selvatica, si ripresentano ancora nei miei sogni…assieme al vento onnipresente, alle nuvole spumeggianti al galoppo nel cielo, di volta in volta azzurro, grigio, rosa, arancio… e a quella volpe che, mi raccontò un giorno la ragazza della famiglia che mi ospitava, a volte era stata nutrita da loro quando era cucciola, e che, ogni tanto, tornava ancora a grattare con la zampa alla loro porta, di notte…

Vittoria Montemezzo

Sono nata nel 1977, ho un diploma di liceo linguistico, mi piacciono i bambini, la natura, la storia e le culture antiche…e l’essere umano in generale. Dal 2015 sono insieme ad un compagno disabile in sedia a rotelle.

L’Intelligenza Artificiale (IA) ha apportato significativi progressi nel migliorare la vita delle persone disabili, offrendo soluzioni innovative per facilitare le attività quotidiane.

Iniziative significative

Il 17 luglio scorso, l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, in collaborazione con il gigante tecnologico Amazon, ha lanciato un servizio attraverso l’assistente vocale Alexa che consente l’accesso a una lista di “Libri in voce”, progettata per assistere i disabili visivi. Questa iniziativa simbolizza il modo in cui la tecnologia può essere un alleato prezioso nel quotidiano, nell’educazione e nel tempo libero.

Gli strumenti della IA nella vita quotidiana

Oltre a promuovere l’accesso alla letteratura, la tecnologia assistiva ha potenziato vari aspetti della vita quotidiana. Per esempio, gli audiolibri hanno aperto nuovi orizzonti per i non vedenti, mentre i sottotitoli hanno facilitato l’esperienza cinematografica per i non udenti.

Gli assistenti virtuali, come Amazon Alexa, Google Assistant e Apple Siri, semplificano le routine quotidiane, rappresentando una risorsa indispensabile non solo per le persone con disabilità, ma per tutti.

Robotaxi: l’innovazione stradale e le sfide che presenta

Un altro settore in cui la IA sta facendo passi da gigante è il settore automobilistico. Dal 10 agosto, a San Francisco, alcune aziende hanno ricevuto l’autorizzazione ad introdurre “robotaxi”, taxi senza conducente, guidati dalla IA. Sebbene questa innovazione rappresenti una grande opportunità, ha sollevato anche preoccupazioni significative legate alla sicurezza stradale e all’accessibilità per le persone con disabilità, soprattutto in seguito alla registrazione di 600 incidenti.

Nonostante le sfide, esistono prospettive ottimistiche. Paul Mitchell, presidente dell’Indy Autonomous Challenge, prevede una crescita globale e una riduzione degli incidenti stradali causati da errori umani. Con il supporto di istituzioni come il Politecnico di Milano e l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, si spera di affrontare queste sfide e promuovere un futuro più sicuro e inclusivo.

Definizione di Intelligenza Artificiale

Per comprendere a fondo il potenziale di queste innovazioni, è utile definire cosa intendiamo con “Intelligenza Artificiale”. La IA si riferisce all’abilità di una macchina di emulare capacità umane come il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività.

Conclusione

In conclusione, è evidente che l’Intelligenza Artificiale ha già iniziato a migliorare significativamente la qualità della vita di molte persone, inclusi coloro che vivono con disabilità. Nonostante le sfide presenti, la strada verso un futuro più accessibile e inclusivo appare promettente.

Cristina Zangone

Sono nata a Milano e mi sono formata nel campo dell’informatica. Nonostante il mio attuale impegno nel mondo del lavoro, con due occupazioni, non ho mai smesso di studiare. La mia passione è viaggiare e scoprire nuovi luoghi, accompagnata spesso dalla musica che amo ascoltare. Nonostante le sfide della mia condizione, essendo una persona disabile e utilizzando una carrozzina, affronto la vita con determinazione e curiosità.

L’INPS, attraverso la circolare n°132 del 15 dicembre 2022, ha fornito aggiornamenti importanti riguardanti l’assegno unico universale per l’anno 2023.

Chi non deve presentare una nuova domanda

Non sarà necessario presentare una nuova domanda per l’assegno se:

Non cambia il numero di figli a carico

I figli non hanno raggiunto i 22 anni, età dalla quale vengono esclusi dal beneficio

Non c’è stata una variazione significativa dell’ISEE rispetto all’anno precedente

Novità per il 2023

Le novità in arrivo per il 2023 riguardano principalmente tre aspetti:

Aumento del 50% dell’importo per i nuclei familiari con almeno 4 figli, con un incremento forfettario di 150 euro per nucleo

Incremento del 50% per i nuclei con tre o più figli di età tra 1 e 3 anni, con un limite ISEE fissato a 40.000 euro

Aumento del 50% applicabile a tutte le fasce ISEE per i nuclei con figli fino a un anno di età

Requisiti per la domanda

Possono richiedere l’assegno le famiglie che non l’hanno mai ricevuto, quelle con figli disabili a carico senza limiti di età, e le madri in attesa dal settimo mese di gravidanza fino a quando il figlio non raggiunge i 21 anni.

Presentazione e regolarizzazione dell’ISEE

È fondamentale presentare l’ISEE; presentarlo senza il modulo corrispondente comporterà un ridimensionamento dell’importo spettante. L’assegno del 2022 sarà accreditato direttamente sul conto corrente del richiedente e del beneficiario INPS.

Per coloro che già percepiscono l’assegno e non hanno variazioni nel numero di figli a carico, sarà necessario presentare solo l’ISEE aggiornato entro il 30 giugno 2023.

Se ci sono stati cambiamenti nella composizione del nucleo familiare, sarà obbligatorio presentare l’ISEE aggiornato entro la fine di febbraio 2023.

Come regolarizzare situazioni di difformità o omissioni nell’ISEE

Se sono stati commessi errori nella presentazione dell’ISEE, è possibile richiedere una rettifica al CAF o rivolgersi all’INPS con tutti i documenti necessari per la regolarizzazione. È fondamentale fare attenzione a non omettere la presentazione della DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica) prima dell’ISEE.

La data limite per la correzione delle difformità o delle omissioni è stata posticipata al 31 gennaio, una decisione presa anche a causa della chiusura dei CAF per le ferie.

Conclusioni

Per assicurarsi di ricevere l’importo corretto dell’assegno unico universale, è fondamentale che tutti i documenti presentati siano accurati e veritieri. Prestare attenzione ai termini e alle procedure può evitare riduzioni nell’importo dell’assegno o problemi con la ricezione dello stesso.

Cristina Zangone

Sono nata a Milano e mi sono formata nel campo dell’informatica. Nonostante il mio attuale impegno nel mondo del lavoro, con due occupazioni, non ho mai smesso di studiare. La mia passione è viaggiare e scoprire nuovi luoghi, accompagnata spesso dalla musica che amo ascoltare. Nonostante le sfide della mia condizione, essendo una persona disabile e utilizzando una carrozzina, affronto la vita con determinazione e curiosità.

Le premesse storiche -Parte 2

Torniamo un po’ indietro, a questo punto, proprio per cercare di comprendere meglio i motivi per i quali, in seguito, sia scoppiata la guerra tra questi due paesi dalle storie così intrecciate, e precisamente alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Conquistata la pace e sconfitto il Nazismo, il mondo si ritrovò diviso in due blocchi contrastanti: quello Occidentale, guidato dagli Stati Uniti d’America (USA) e quello Orientale, facente capo all’Unione Sovietica (URSS). Ciascuno dei due era portatore di un modello economico-sociale contrapposto a quello dell’altro, rispettivamente il Capitalismo dei paesi Occidentali democratici “contro” il Comunismo dei Paesi Orientali dipendenti dall’ URSS, ad economia pianificata.

Per diverso tempo, essi rimasero in una sorta di “equilibrio” tra di loro, ma carico di tensioni, che fortunatamente, però, non sfociarono mai in un vero conflitto su scala globale come era avvenuto in precedenza, anche perché le due super-potenze erano consapevoli di essere in grado di distruggere l’intero mondo conosciuto in un colpo solo, se avessero deciso di utilizzare gli arsenali nucleari sempre più micidiali di cui entrambe si stavano dotando dalla fine della Seconda Guerra Mondiale (dopo, purtroppo, il noto disastro “apocalittico” di Hiroshima e Nagasaki). Fu in questo clima che, nel 1961, venne innalzato il Muro di Berlino, tra la Germania dell’Ovest e quella dell’Est, a sottolineare questa contrapposizione internazionale nota con il nome di “Guerra Fredda”. A lungo andare, comunque, fu sempre più chiaro che l’economia totalitaria dell’URSS non riuscisse a reggere il confronto con quella dei paesi democratici Occidentali: nel 1989 il Muro di Berlino fu abbattuto, e nel 1991 l’Unione Sovietica cessò definitivamente di esistere. Ad una ad una le ex-repubbliche sovietiche si ribellarono e si resero indipendenti, compresa l’Ucraina.

Tuttavia, nonostante il 90 % della sua popolazione avesse votato per l’indipendenza, la situazione nel paese non era affatto semplice, e non lo è tutt’ora; essendo molto vasto, infatti, esso è suddiviso in regioni molto diverse fra loro, anche da un punto di vista culturale: in particolare, le regioni più a est, russofone, sono più “legate” alla Russia, mentre quelle più ad ovest sono più propense all’apertura all’Occidente. Queste ultime desidererebbero, dunque, che l’Ucraina entrasse nell’Unione Europea, nonché potesse aderire alla NATO, cioè l’alleanza militare intergovernativa per la difesa reciproca, sorta tra i paesi occidentali e quelli nord-americani (detta quindi del Nord Atlantico) vincitori della Seconda Guerra Mondiale. Ma il presidente russo attuale, Vladimir Putin, ancora profondamente legato ad una visione “imperialistica” del suo paese, ha sempre temuto proprio questo, di ritrovarsi “controllato” ai confini dall’Occidente, e in particolare dagli Stati Uniti. Da “sempre”, inoltre, egli ritiene l’Ucraina una parte integrante del proprio “impero”, probabilmente sia per le sue risorse economiche, agricole ed industriali, che per motivi “culturali”: nello specifico, egli ha sostenuto i movimenti separatisti e filo-russi delle provincie di Doneck e Luhansk, nella regione sud-orientale del Donbass, (ricche, tra l’altro, di carbone, metalli e “terre rare”), proclamandole indipendenti il 21 Febbraio del 2022. Similmente aveva proclamato la repubblica autonoma di Crimea nel 2014, annettendola alla Russia, per poter mantenere in questo modo il controllo sull’importante sbocco commerciale, nonché zona militare strategica sul Mare d’Azov, nel Mar Nero, sempre in funzione “anti-NATO” …

Entrambe queste invasioni hanno portato, così, allo scoppio della guerra in Ucraina, il 24 Febbraio dello scorso anno, nonostante la NATO avesse tentato di evitare il conflitto con le famose “sanzioni” economiche alla Russia, che hanno poi provocato l’interruzione, da parte di quest’ultima, della fornitura dei suoi gas e petrolio ai paesi dell’Unione Europea. Dal punto di vista politico, i motivi della guerra sono da ricondursi alla rivoluzione ucraina chiamata “Euro-Maidan”, letteralmente “Euro-Piazza”, avvenuta nella capitale Kiev nel 2014, a seguito delle proteste filo-europee contro il governo filo-russo del presidente Viktor Janukovic, e che lo costrinse alla fuga in Russia; egli, infatti, aveva fatto sospendere “l’Accordo di Associazione Ucraina-Unione Europea”, ma gli Ucraini non furono d’accordo, e, dopo la sua destituzione, costituirono un nuovo governo. Fu a questo punto che Putin cominciò ad invadere la Crimea, e successivamente il Donbass, spacciando ancora adesso questa effettiva aggressione per un’”operazione militare speciale”, intrapresa allo scopo di “proteggere” la Russia, da lui considerata un tutt’uno con l’Ucraina (nonché la Bielorussia), e “denazificarla”; facendo leva sugli orrori della Seconda Guerra Mondiale, perpetrati, purtroppo, anche da una parte di Ucraini, egli ha ribaltato abilmente la questione, facendo apparire la Russia come stato aggredito, sollevatosi eroicamente a proteggere sé stesso e le sue zone d’influenza contro le nuove ondate di “Nazi-Fascismo” …

D’altra parte, la propaganda filo-russa, da lui portata avanti attraverso i canali dell’Informazione, è risultata essere molto potente, tanto quanto può diventare quella di un regime dittatoriale quale sembra proprio essere il suo; regime capace anche, purtroppo, di macchiarsi ancora oggi, negli anni 2022-’23, di atroci crimini di guerra…

Ma l’Ucraina, nonostante il suo durissimo passato di paese a lungo martoriato, e le attuali ingenti perdite di vite umane, si è dimostrata una controparte tutt’altro che passiva e inerme, provvista invece di uno spirito ostinato e combattivo -“incarnato” oggi dal suo leader, il presidente Volodymyr Zelensky- capace di dare, quantomeno, un bel po’ di “filo da torcere” alla  prepotenza della Russia… anche grazie agli aiuti e al sostegno ricevuti dai paesi europei, con la  viva speranza di poterle far raggiungere il prima possibile un futuro di pace e democrazia. Che, a quanto pare, rimane comunque il modo “meno imperfetto” con cui un paese possa andare avanti…

Vittoria Montemezzo

Sono nata nel 1977, ho un diploma di liceo linguistico, mi piacciono i bambini, la natura, la storia e le culture antiche…e l’essere umano in generale. Dal 2015 sono insieme ad un compagno disabile in sedia a rotelle.

Le premesse storiche

(PREMESSA: nello scrivere questo articolo, trovando l’argomento piuttosto complesso, sono ricorsa molto spesso alla consultazione di “Wikipedia”, nonché a sue citazioni!)

Per cercare di “capire”, almeno un po’, ciò che sta succedendo oggi alle porte ad est dell’Europa, non molto lontano dall’Italia, credo sia opportuno tentare di conoscere un po’ della storia di questi due paesi entrati in guerra tra loro: sì, purtroppo, una nuova guerra in Europa, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale…

Sembrerà strano, forse, ma le loro storie sono profondamente intrecciate. Tutto ebbe inizio, probabilmente, con l’insediamento di tribù di Slavi Orientali nella regione corrispondente, più o meno, ai territori delle odierne Ucraina, Russia e Bielorussia, e cioè, in sostanza, nelle steppe e pianure dell’est-europeo. Già dalle epoche precedenti, in queste zone, si erano avvicendate una quantità di popolazioni nomadi e semi-nomadi: Cimmeri, Sciti, Sarmati, Goti, Unni, Avari, Bulgari, Cazari, Magiari, Peceneghi… In seguito, verso la metà del 9°sec. d.C., giunsero dal Nord genti di stirpe Svedese, i Variaghi, che altro non erano che conquistatori, mercanti e coloni Vichinghi; essi unificarono questi territori nella “Rus’ di Kiev”, imponendo il loro controllo sulle tribù degli Slavi dell’Est. Essendo abili ed esperti navigatori, esplorarono i sistemi fluviali e di trasporto delle merci delle aree a nord del Mar Nero, arrivando a controllare sia la via commerciale del fiume Volga, che permetteva loro di commerciare con i paesi musulmani sulle coste meridionali del Mar Caspio, sia la via chiamata, dal loro nome, “variago-greca”, che consentiva loro proficui scambi con l’Impero Bizantino. E con la forte influenza bizantina, nel tempo, essi abbandonarono il paganesimo e si convertirono al Cristianesimo Ortodosso; gradualmente finì così l’epoca vichinga della “Rus’ di Kiev”, e i Variaghi si assimilarono definitivamente agli Slavi Orientali che avevano precedentemente conquistato. La “Rus’ di Kiev”, che viene considerata il più antico stato organizzato slavo-orientale, in seguito si disgregò in principati indipendenti, e il territorio soggetto al principato di Perejaslav venne chiamato “Ucraina”, che nell’ antico slavo orientale significava, probabilmente “territorio, paese vicino, di confine”.

Poi, nel 13° sec. d.C. sopraggiunsero i Mongoli, che invasero le steppe euro-asiatiche russe e ucraine e devastarono Kiev…

In seguito, essi riunirono i principati in uno stato unitario, conosciuto come “Khanato dell’Orda d’Oro”, sul quale governarono indirettamente, rendendo vassalli i principi russi, dai quali riscuotevano un tributo. La dominazione Mongola così organizzata continuò fino al 1480; in questo periodo sorse una nuova entità, la città di Mosca, che divenne il principale punto di riferimento, e dalla quale si sviluppò in seguito il Granducato di Mosca: la “Moscovia”, sotto l’influenza mongola, sviluppò una rete di strade postali, il censimento, il sistema fiscale e l’organizzazione militare.

Tuttavia, anche la “Rus’ di Kiev” aveva lasciato un considerevole eredità alla Russia moderna: l’ampio territorio abitato dagli Slavi Orientali era stato unificato in uno Stato importante, sebbene instabile, e, mediante il Cristianesimo Ortodosso, si sviluppò una sintesi tra la cultura bizantina e quella slava, che influenzò anche l’arte e le strutture statali. Nella periferia nord-orientale di questo territorio, tali tradizioni vennero adattate nella formazione dello stato autocratico russo.

Successivamente all’epoca Medievale, nella cosiddetta “Età Moderna”, l’Ucraina fu poi contesa, ripartita e governata tra diverse potenze: la Confederazione Polacco-Lituana, l’Austria-Ungheria, l’Impero Ottomano e il Regno Russo… Tanto per capire quanto la situazione risultasse “ingarbugliata” -a dire poco. Data la sua posizione geografica, l’Ucraina assunse un ruolo importante tra l’Europa orientale e l’Impero Ottomano, il quale, in seguito a ripetute guerre con l’Impero Russo, formatosi sotto lo Zar Pietro il Grande, dovette cedere il Khanato di Crimea alla Russia.

Entro l’Impero Russo, l’èlite ucraina non ricevette mai le libertà che attendeva, tuttavia poté raggiungere i gradi più alti della gerarchia e della Chiesa Ortodossa Russa. Nell’ultimo periodo dell’Impero, però, il regime zarista attuò una politica di “russificazione” delle terre ucraine, mettendo al bando l’uso della lingua ucraina nella stampa e in pubblico. In questo stesso periodo l’Ucraina divenne il ”granaio d’Europa”, essendo ricca di fertili pianure coltivate, e Odessa, porto d’imbarco del grano, era la sua città più grande; inoltre Kiev e Kharkiv erano centri dell’industria tessile.

Nel 1917, durante la Prima Guerra Mondiale, vi fu la Rivoluzione russa, che portò al rovesciamento dell’Impero Russo e ad un lungo periodo di guerra civile, segnato da continui cambi di fazioni al potere, che diedero origine all’esistenza di più entità statali separate: nello specifico, si scontrarono la “Repubblica Popolare Ucraina”, con capitale Kiev, e la “Repubblica Socialista Sovietica Ucraina”, con capitale Kharkiv.  Dal 1918 al 1928, fu adottata, da parte di quest’ultima, una politica di deportazione della popolazione ucraina, in particolare dei grandi proprietari terrieri, degli umanisti e di esponenti dell’“Armata Bianca”, cioè dell’esercito controrivoluzionario russo, formato in parte da sostenitori dello Zar; e che combatté, infatti, contro l’”Armata Rossa bolscevica*”.

*[Il Bolscevismo è una corrente del pensiero politico marxista, sviluppatasi all’inizio del 20°sec. all’interno del “Partito Operaio Socialdemocratico Russo”, che si concretizzò poi nel Partito Comunista dell’Unione Sovietica.]

I confini vennero così “ridistribuiti” dai Sovietici, e l’Ucraina entrò ufficialmente a far parte dell’URSS (“Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche”).

Tra il 1929 e il 1933, l’Unione Sovietica attuò poi la “collettivizzazione” forzata della terra, provocando l’”Holodomor”, cioè la morte per fame, dovuta alla carestia, di diversi milioni di Ucraini: essa venne infatti ricordata come “genocidio ucraino”. Inoltre vi fu un’ulteriore deportazione di Ucraini…

Durante la Seconda Guerra Mondiale, tra il 1941 e il 1944, l’Ucraina venne quindi occupata dalle forze dell’Asse della Germania Nazista, all’interno della campagna di Russia, e oltre 30.000 Ucraini si arruolarono nelle “Waffen-SS” (“SS Combattenti”), contro i Russi-Bolscevichi, collaborando, purtroppo, anche all’Olocausto in Ucraina.

Terminata poi la Seconda Guerra Mondiale, nel 1954, l’URSS decise di annettere all’Ucraina la Crimea, sottraendola alla federazione Russa, per “celebrare i 300 anni di amicizia tra Ucraina e Russia”, sempre all’ interno dell’Unione Sovietica. Nel periodo sovietico ebbe inoltre un grande sviluppo industriale il bacino carbonifero del Donec, compreso tra Ucraina orientale e Russia sud-occidentale, e così l’equilibrio economico ucraino si spostò verso le sue aree più orientali e di lingua russa. Ancora oggi esso rappresenta la più grande risorsa di carbone in Europa.

Purtroppo, a colpire nuovamente e pesantemente il paese, il 26 Aprile del 1986 avvenne il “Disastro di Cernobyl”, un incidente nucleare dalle conseguenze devastanti, sia in termini economici che umani: ne risultarono, infatti, una grandissima quantità di vittime, menomati, malati e sfollati.

Vittoria Montemezzo

Sono nata nel 1977, ho un diploma di liceo linguistico, mi piacciono i bambini, la natura, la storia e le culture antiche…e l’essere umano in generale. Dal 2015 sono insieme ad un compagno disabile in sedia a rotelle.