La Risiera di San Sabba, situata nella periferia di Trieste, racconta una delle pagine più buie della storia italiana. Originariamente costruita nel 1898 come risiera, durante la Seconda Guerra Mondiale fu trasformata dai nazisti in un campo di concentramento e successivamente in campo di sterminio, l’unico del suo genere in Italia.

Dal 1943, la Risiera divenne il teatro di una brutalità indicibile: qui furono detenuti e spesso uccisi prigionieri politici, ebrei, e civili catturati nei rastrellamenti. Sotto la direzione di Odilo Globocnik, un ufficiale delle SS di origine triestina, il complesso divenne un centro nevralgico per l’eliminazione fisica dei nemici del Terzo Reich.

Nel 1944 fu aggiunto un forno crematorio, utilizzato per lo smaltimento dei corpi e per l’eliminazione diretta dei prigionieri, molti dei quali morirono a causa di gas di scarico, percosse, impiccagioni o fucilazioni. Prima della loro liberazione, i nazisti tentarono di cancellare le tracce dei loro crimini facendo saltare in aria il forno crematorio.

Oggi, la Risiera di San Sabba è un museo e monumento nazionale dedicato alla memoria delle vittime del nazismo. All’interno del complesso, i visitatori possono esplorare la “cella della morte”, le celle di detenzione, le camerate e gli spazi che un tempo ospitavano il forno crematorio e l’obitorio. Questo luogo serve come solenne promemoria degli orrori della guerra e come monito per le future generazioni sulla necessità di vigilanza contro l’odio e la violenza.

Vittoria Montemezzo

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