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Nel 2024, l’Italia ha introdotto una riforma significativa per migliorare la gestione e la classificazione delle disabilità, attuata ufficialmente dal 30 giugno. La riforma ha modificato la terminologia e la classificazione delle disabilità, suddividendole in quattro categorie di supporto: da lieve a molto elevato. Nonostante l’aggiornamento terminologico, alcune espressioni come “mutilato” e “minorazione” sono state mantenute, e il concetto di invalidità continua a giocare un ruolo cruciale nelle valutazioni ufficiali.

Fase di Sperimentazione e Implementazione A partire dal 2025, una sperimentazione delle nuove valutazioni di base e multidimensionali prenderà luogo in nove province italiane, incluse Brescia e Trieste, con una pianificata estensione a livello nazionale nel 2026.

Procedura Semplificata per le Richieste Il processo per ottenere il certificato di invalidità è stato semplificato unendo il certificato introduttivo e la domanda in un solo documento, ora accessibile anche attraverso medici di base, pediatri di libera scelta, e specialisti del SSN.

Accomodamento Ragionevole L’accomodamento ragionevole, fondamentale per garantire la partecipazione attiva delle persone con disabilità nella società, è per ora limitato al contesto lavorativo. È in discussione un’estensione di questo principio a tutte le aree della vita quotidiana.

Progetto di Vita Personalizzato Un aspetto innovativo della riforma è il “Progetto di Vita”, che offre una valutazione completa delle necessità individuali e fornisce un piano dettagliato per migliorare la qualità di vita dei disabili, tenendo conto di fattori sociali e ambientali.

Tutela per Anziani e Non Autosufficienti La riforma prevede una particolare attenzione per gli anziani e le persone non autosufficienti, integrando le valutazioni di disabilità con quelle della non autosufficienza per fornire un supporto coordinato e omogeneo.

Impatto Sociale L’introduzione di queste misure si propone di combattere l’esclusione sociale, supportare economicamente le famiglie dei disabili e semplificare l’accesso ai servizi necessari.

Con questa riforma, il governo italiano mira a rafforzare i diritti e migliorare l’inclusione sociale delle persone con disabilità, allineando le politiche nazionali con gli standard internazionali e promuovendo una gestione più efficace e rispettosa delle loro necessità.

Cristina Zangone

Piacenza, città situata all’estremità nord-occidentale dell’Emilia Romagna, ha origini che risalgono ai tempi delle antiche popolazioni liguri, strategicamente posizionata come centro di scambio tra Etruschi e Greci. Con la conquista della Gallia Cisalpina, i Romani riconobbero l’importanza strategica dell’area e fondarono Piacenza nel 218 a.C., su un preesistente insediamento celtico, ribattezzandola Placentia. Questa divenne la prima colonia romana dell’Italia settentrionale, parallelamente a Cremona, e fu costruita seguendo il classico schema quadrato del castrum, con 6.000 coloni inizialmente insediati.

Tuttavia, poco dopo la sua fondazione, Piacenza fu teatro di battaglie contro i Cartaginesi guidati da Annibale e successivamente assediata da Asdrubale, senza però essere conquistata. Fu solo nel 200 a.C. che la città cadde sotto il dominio di Galli e Liguri guidati da Amilcare, lasciando solo 2.000 sopravvissuti. I Romani riconquistarono e rifondarono Piacenza nel 190 a.C., reintroducendo ulteriori coloni e restaurando la città.

Nel 187 a.C., l’importanza di Piacenza crebbe notevolmente grazie alla costruzione della Via Emilia, che collegava la città a Rimini, e successivamente a Milano, consolidando la sua posizione come nodo stradale vitale del nord Italia. Nel 90 a.C., con la legge Iulia, Piacenza ottenne lo status di municipium e i suoi abitanti acquisirono la cittadinanza romana.

La storia di Piacenza fu segnata anche dalle invasioni barbariche, con la battaglia del 271 d.C. che vide la vittoria degli Alemanni e degli Iutungi sull’esercito romano. Con l’avvento del Cristianesimo, la città divenne un importante centro religioso, soprattutto dopo il martirio di Antonino, un centurione della legione Tebea convertitosi alla nuova fede.

Infine, nel 476, nei pressi di Piacenza avvenne l’evento che segnò la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, quando Odoacre depose Romolo Augustolo, segnando l’ingresso della città nell’era medievale. Piacenza, con la sua ricca storia antica e il suo ruolo chiave nelle reti di comunicazione del nord Italia, rimane una testimonianza vivente delle dinamiche storiche che hanno plasmato la regione.

Vittoria Montemezzo

Il 3 novembre 2023, il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera a due decreti legislativi cruciali per l’attuazione della legge del 22 dicembre 2021, n. 227, segnando una svolta nella legislazione italiana sulla disabilità. Questi decreti entreranno in vigore gradualmente dal 2025, portando trasformazioni significative nel trattamento e nella classificazione della disabilità nel paese.

Fasi di Implementazione e Cambiamenti Una fase di sperimentazione inizierà dal 1° gennaio 2025 in nove province italiane, tra cui Brescia e Trieste, per testare l’efficacia dei nuovi sistemi di valutazione. Dal 2026, l’INPS avrà il compito centralizzato di gestire le valutazioni dell’invalidità civile, mirando a una maggiore uniformità e semplificazione del processo.

Contenuti del Primo Decreto Il primo decreto legislativo introduce novità significative:

  • Nuova terminologia: “persona con disabilità” sostituisce termini obsoleti legati al concetto di “handicap”.
  • Valutazione di base e multidimensionale: si adotterà un approccio olistico che considera le necessità sanitarie, sociali e sociosanitarie delle persone, riducendo la burocrazia.
  • Progetto di vita personalizzato: strategie individuali che comprendono il supporto sanitario, sociale e occupazionale.
  • Semplificazione dei permessi legge 104 e centralizzazione dell’accertamento dell’invalidità all’INPS.

Ruolo del Secondo Decreto: Cabina di Regia per i LEP Il secondo decreto legislativo istituisce una Cabina di Regia responsabile per i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP), con compiti di valutazione delle necessità della popolazione disabile e di definizione delle linee guida per i progetti di vita individuali.

Principi e Collaborazioni La Cabina di Regia opererà in collaborazione con entità governative e agenzie per assicurare una transizione efficace verso le nuove normative, con l’obiettivo di non regredire nei diritti ma piuttosto di espandere e facilitare l’accesso alle necessarie risorse.

Queste riforme rappresentano un passo fondamentale verso un’Italia più inclusiva, che riconosce e risponde meglio alle esigenze delle persone con disabilità, facilitando il loro accesso a servizi e supporti essenziali per una vita dignitosa e attiva.

Cristina Zangone

La città di Parma può vantare di avere ben due prodotti tipici della sua gastronomia di fama pressocché mondiale: il Prosciutto Crudo e il formaggio Parmigiano Reggiano; e ciascuno dei due affonda le sue radici in tempi lontani…

IL PROSCIUTTO DI PARMA

Sembrerà forse un po’ strano, ma la parola “prosciutto” deriva dal Latino, e, in sostanza -passando per “pro exsuctus”, o “prae suctus”, o “perexsuctum” – significa “prosciugato”; ciò si riferisce alla modalità di lavorazione della carne per ottenerlo: una volta macellata, infatti, questa viene salata, in modo tale che il sale letteralmente la “prosciughi”, bloccando così lo sviluppo dei batteri e permettendone la conservazione.

In effetti, come racconta nel suo “De re rustica” Varrone, letterato e agronomo latino, fin dall’epoca romana, la zona di Parma, nel cuore della Gallia Cisalpina, era nota per l’attività di allevamento di grandi mandrie di suini, dalla cui carne erano ricavati prosciutti salati, sostanzialmente con la stessa tecnica di produzione impiegata oggi; Catone stesso, celebre politico, generale e scrittore romano, la delinea ancora prima, nel 2°secolo a.C., nel suo “De agri cultura”. Nel corso dei secoli, ne parlarono anche altri autori famosi come Plauto, Polibio, Orazio, Strabone e Giovenale. E pare addirittura che Annibale, quando fu accolto come liberatore dai parmensi nel 217 a.C., venne da loro omaggiato con cosci di maiale conservati sotto sale dentro barili di legno, che al famoso condottiero cartaginese piacquero moltissimo! … Soltanto alla fine del Medioevo, però, la plurisecolare tradizione di produzione degli insaccati si “specializzò” nell’“Arte dei Lardaroli” -originatasi da quella più antica dei “Beccai” – contribuendo alla fama del Prosciutto di Parma come specialità esclusiva dei “lardaroli” parmensi. Nel tempo a seguire, riferimenti al rinomato salume compaiono inoltre:

-in un “Libro de cocina” della seconda metà del Trecento;

-nei consigli dietetici del medico bolognese Baldassarre Pisanelli, nel 16°secolo;

-nel menu di nozze dei Colonna, storica casata patrizia romana, nel 1589;

-in mezzo alle rime del poeta e scrittore modenese Alessandro Tassoni;

-nella preziosa ricetta, risalente al 17° secolo, del palermitano Carlo Nascia, cuoco alla corte di Ranuccio 2° Farnese, duca di Parma e Piacenza…

La tradizionale produzione del Prosciutto fu sicuramente favorita dalle sorgenti saline presenti nel territorio parmense, come ad esempio quelle di Salsomaggiore; un tempo interamente artigianale, essa si sviluppò progressivamente, fino ad arrivare all’industrializzazione dei nostri giorni, la quale ne ha notevolmente migliorato le condizioni igieniche, mantenendone tuttavia invariate le caratteristiche peculiari. Che consistono in un prodotto dal sapore dolce e intenso, ma con un basso apporto calorico, e con un unico conservante ammesso: il sale, per l’appunto. Nel 1963 i produttori si sono riuniti in un Consorzio per poter vigilare sulla scelta della materia prima e la sua lavorazione, ed esistono ulteriori regole che devono essere rigorosamente rispettate a garanzia della sua qualità e originalità: come la zona di produzione, situata 5 Km a sud della via Emilia, ad un’altitudine non superiore ai 900 metri, e delimitata, rispettivamente ad est e ad ovest, dai torrenti Enza e Stirone. Infine così, il gustoso e celebre salume -insignito della Denominazione di Origine Protetta (D.O.P) – può ricevere, impresso a fuoco sulla cotenna, il noto marchio della corona a cinque punte…

IL PARMIGIANO REGGIANO

Questo celebre formaggio ebbe origine nel Medioevo, intorno al 12°secolo, ma può essere che risalga anche a secoli precedenti…Certo è che intorno al 13°e 14°secolo aveva raggiunto le caratteristiche del tipo odierno, e la sua composizione, a pasta dura, era forse simile a quella del “Piacentino” e del “Granone Lodigiano” -quest’ultimo a volte citato da antiche fonti romane. Furono in particolare i monaci delle abbazie benedettine e cistercensi, che ancora oggi sorgono nel territorio tra Reggio Emilia e Parma, ad avviarne la produzione, allo scopo di creare una qualità di formaggio dalla forma grande e dalla pasta asciutta che si potesse conservare a lungo. Per allevare animali di grossa taglia come i bovini, adatti ad una grande produzione di latte, c’era la necessità di vasti prati ricchi di acqua sorgiva, e quindi le aziende agricole dei monasteri caratterizzate da questa tipologia di allevamento nacquero e si svilupparono proprio nei territori che presentavano queste caratteristiche, come a nord di Parma e nella zona di Fontanellato-Fontevivo, o in quella tra Montecchio Emilia e Campegine nel Reggiano. Inoltre, a Salsomaggiore, nel parmense, si trovavano le saline dalle quali poter prelevare il sale necessario alla trasformazione casearia. Già verso l’anno 1000, le fonti storiche attestano l’esistenza del “Formadio” nei terreni appartenenti alla Contessa Matilde di Canossa, cioè presso Frombarola, nel comune di Carpineti, dove all’epoca “regnavano” i frati di Marola. E nel 1254, un atto notarile testimonia la presenza del “Caseus Parmensis”, il “Formaggio di Parma”, nella città di Genova, dunque al di fuori della sua zona di provenienza: ciò significa che a quell’epoca la sua commercializzazione era già cominciata; per continuare poi ad espandersi durante il 14°secolo, verso Romagna, Piemonte e Toscana, giungendo fino ai centri marittimi del Mediterraneo.

Persino il celebre letterato Giovanni Boccaccio, nel 1351, cita il “Parmigiano grattugiato”, descrivendo il paese di “Bengodi”, nel suo “Decamerone”!

Nel 1400 la produzione in Emilia proseguì e aumentò, tra i feudi e le abbazie che ad essa concorrevano, e nel corso del 16°secolo si ebbe lo sviluppo delle vaccherie, accanto ai caseifici per la trasformazione del latte: in questi i mezzadri si alternavano per aiutare il casaro, aggiungendo il latte proveniente dalle loro stalle a quello del proprietario; il caseificio era quindi chiamato “turnario”, diventando in questo modo anche un punto di riferimento sociale, oltre che produttivo ed economico.  Nello stesso periodo, anche la zona di Modena divenne importante nella sua produzione, e il Parmigiano compare in diverse ricette, sia di pasta che di dolci. A Parma “formaggiai” e “lardaroli” vendevano i loro prodotti anche a mercanti milanesi e cremonesi, e li esportavano fino in Europa, tra Germania, Fiandre, Francia e Spagna.

 Si era giunti così alla necessità di “proteggere” commercialmente il Parmigiano dalla concorrenza di formaggi simili, e così nel 1612 il duca di Parma Ranuccio 1°Farnese   ne ufficializzò la prima denominazione d’origine.

Nel 1700 le guerre continue che coinvolsero i ducati di Parma e Modena resero ovviamente difficoltosa la produzione, che però si riprese in seguito.

 La sua modalità produttiva è rimasta sostanzialmente naturale e invariata dal Medioevo fino ai nostri giorni, senza l’aggiunta di alcun additivo, acquisendo tuttavia nel ‘900 alcune importanti innovazioni, come l’uso del siero innesto e del riscaldamento a vapore.

Nel Luglio del 1934, i rappresentanti dei caseifici di Parma, Reggio Emilia, Modena e Mantova alla destra del Po si accordarono sulla necessità di assegnare uno specifico marchio di origine al loro prodotto, e nel 1954, dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’originario consorzio per la sua tutela si trasformò nel “Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano” attuale. Infine, nel 1996 venne riconosciuto come una vera e propria D.O.P. – “Denominazione di Origine Protetta” – a livello europeo: poiché ad oggi il “Re dei Formaggi”, proprio a causa della sua grande notorietà e del suo sapore, è uno dei più contraffatti e imitati al mondo…

Vittoria Montemezzo

Due pilastri dell’attivismo per i diritti delle persone con disabilità, entrambi scomparsi recentemente. La loro dedizione ha giocato un ruolo fondamentale nella promozione e realizzazione del Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA) nella città.

Il prossimo Giubileo del 2025 pone una sfida significativa: garantire l’accessibilità completa per tutti i pellegrini, inclusi quelli con disabilità. Questa preoccupazione ha spinto un politico locale e il responsabile per la disabilità del Movimento Cambia a sollecitare azioni concrete per perpetuare l’eredità di Parlante e Mirasole.

Tra le iniziative proposte, spicca lo sviluppo di un’app che mappi gli itinerari accessibili e identifichi le barriere architettoniche da eliminare. Questo strumento non solo aiuterebbe i residenti, ma anche i turisti e pellegrini, migliorando l’inclusività della città in vista del Giubileo.

L’assessore Episcopo e l’amministrazione comunale sono stati invitati a considerare seriamente questa proposta, per avviare un progetto tangibile che promuova il turismo accessibile e continui la lotta per un Foggia senza barriere.

Cristina Zangone