Molti pensano che fornire assistenza ad una persona con disabilità sia una cosa facile o relativamente semplice.

In fondo, cosa ci vuole ad accudire un disabile? Basta assisterlo nei suoi bisogni, accompagnarlo dove deve andare, sopperire ai suoi handicap…

INVECE, NON È COSÌ.

Bisogna infatti essere capaci di accompagnarlo nelle funzioni quotidiane della vita, spesso anche in quelle piu intime e personali, senza però sostituirsi a lui, rispettando i suoi tempi, il suo carattere, la sua volontà.
Il tutto con una grande discrezione e delicatezza.

Inoltre, è impossibile non partecipare alle sue emozioni, sia positive che negative, rimanere indifferenti alla sua soffenza, essere inpermeabili alle sconfitte alle delusioni e frustrazioni.
Ci vuole molta energia e resistenza a fare questa professione e a durare nel tempo.
Per questo bisogna avere grande rispetto e gratitudine per queste persone che lavorano nel campo dell’assistenza ai disabili.
Per questo sono persone rare, preziose e come tali vanno trattate.

Grazie a tutti voi che fate questo mestiere con passione ed impegno.

Articolo a cura di Claudio Fontana, socio fondatore.

[themoneytizer id=27389-16]

Dove eravamo rimasti. Il viaggio.

Il concetto di viaggio è soggettivo, ognuno vede nel viaggio un simbolo diverso, ognuno di noi quando intraprende un viaggio ha sensazioni differenti. Conosco persone che per lasciare la loro casa anche solo una notte si fanno prendere dall’angoscia.
Ogni tanto incontro i ragazzi delle nostre scuole e la domanda che faccio loro la prima volta è: come vi sentireste se doveste lasciare la vostra casa, i vostri amici, la scuola all’improvviso? Cosa mettereste nello zaino sapendo che può contenere pochissime cose?
Le risposte arrivano d’stinto ma tutti sappiamo che sull’onda di un atteggiamento istintivo forse la prima cosa che faremmo è ragionare. Ma purtroppo c’è poco tempo.

Alcuni non scelgono di partire, altri organizzano la traversata prevedendo i minimi dettagli, spinti dai racconti di chi è riuscito ad attraccare.

Perché si parte.

La spinta è unica e il desiderio forte, la ricerca di una condizione migliore, questa è l’unica risposta per spiegare le migrazioni dall’inizio dell’umanità ad oggi. Se la condizione che viviamo non ci permette di evolvere, di crescere o di sopravvivere e quello che vogliamo per noi e per il nostro futuro è diverso da quello che ci aspetta, cerchiamo in ogni modo di trovare una strada alternativa. Se ad esempio non si ha libero accesso all’istruzione perché per alcuni governanti la scuola non è importante ed istruire la popolazione è una limitazione all’agire dello stesso governatore, se non si può avere accesso all’acqua pubblica perché l’acqua pubblica purificata non esiste e quindi non è solo la sete ad uccidere ma anche le malattie, se, in sostanza i diritti essenziali per poter vivere dignitosamente (non in ricchezza) non sono garantiti, cosa fareste?
È legittimo partire solo per scappare dalle guerre o anche la malnutrizione può attentare alla vita?

Quando è legittimo partire?

Negli ultimi anni si parla spesso di legittimazione, legittimità di partire, legittimità di soggiornare su un dato territorio. Si sente spesso parlare diritto di accoglienza solo per le persone che arrivano con un aereo attraverso progetti realizzati da enti no profit e accordi con gli stati europei, questi viaggi si chiamano corridoi umanitari. I corridoi umanitari sono uno tra i tanti modelli di accoglienza a disposizione come alternativa sicura e legale ai viaggi della disperazione, rivolti a migranti con particolare vulnerabilità. Sono progetti meravigliosi che tutelano sia gli accolti che gli accoglienti e che danno la possibilità di realizzare percorsi di integrazione per circa due anni.

I punti di forza sono molti, primo tra tutti la fortuna di evitare i viaggi della morte e di finire intrappolati nella rete dei trafficanti di essere umani. Purtroppo il limite è quello di poter raggiungere numeri limitati di persone. I funzionari addetti alla selezione vanno in alcuni campi profughi e individuano troppo poche situazioni vulnerabili, dovendone tralasciare purtroppo molte altre.

Percorsi.

Ed eccoci ad una delle domande che vengono rivolte a me: perché gli “altri” non possono arrivare con l’aereo ed evitare il deserto e il mare? Semplicemente perché i viaggi sono economicamente onerosi e la maggior parte dei paesi non rilascia visti di ingresso per l’Europa, quindi l’unica soluzione è quella di mettersi in movimento affidandosi alla consapevolezza che il viaggio sarà lungo e che durante il percorso la propria vita verrà messa continuamente a rischio. La probabilità che i migranti possano subire violenze è altissima e la consapevolezza di non avere abbastanza denaro per pagare i militari ai posti di blocco mette già le persone in una situazione di subalternità.
Le tratte più conosciute sono quelle africane, ma ce ne sono diverse. Una di quelle classiche è la tratta del west Africa, la prima tappa è Bamako (Mali) e se si ha la fortuna di poter continuare si arriva ad un altro posto di blocco dove la gente purtroppo staziona anche dei mesi, Aghadez in Niger. Da lì iniziano i viaggi per attraversare il deserto ma bisogna pagare, se non si hanno i soldi non si parte e si è obbligati a fermarsi fino a quando non si racimola il denaro sufficiente per pagare qualcuno, una guardia, un aguzzino, il prossimo trafficante. La traversata del deserto per raggiungere la Libia è pericolosa, le strade non sono certamente tracciate e i pick-up possono smarrire la via. Il rischio di rimanere nel deserto senza benzina è molto alto e gli autisti non guardano in faccia a nessuno, la vita di un camion che trasporta disperati è più importante della vita dei disperati stessi. Capita che qualcuno cada dai pick-up o dai furgoni a causa di malesseri dovuti a colpi di calore, al sovraffollamento, ai dolori agli arti ormai atrofizzati per mantenersi aggrappati, le persone vengono lasciate li, senza nessuna pietà, affidate al proprio destino o al proprio Dio. Coloro che fortunatamente arrivano in Libia non sanno a che destino vanno incontro, la maggior parte delle volte ad attenderle ci sono mesi di schiavitù o reclusione in qualche lager, dove le torture sono all’ordine del giorno.

Partire è faticoso.

Arrivare da questa parte ancora di più, ce la fa solo chi è sano, perché il viaggio è talmente duro che se le condizioni di salute non sono buone si perde la vita strada facendo, spesso in mezzo al deserto.

Partire è costoso.

Nel corso delle varie tappe si devono pagare tangenti a poliziotti e contributi a trafficanti, lasciare la propria terra quindi non è solo una spinta e un sacrificio personale, interi villaggi investono sui giovani più in gamba per poter essere aiutati a loro volta una volta che questi hanno raggiunto il paradiso europeo. La certezza che però dall’altra parte ci sia un vero paradiso non c’è, per nessuno.

Articolo a cura di Sara Maida, responsabile del Centro di Accoglienza Casa di Betania ONLUS

Leggi l’altro articolo scritto da Sara qui:

Casa di Betania è un centro di accoglienza per rifugiati politici, richiedenti asilo, titolari di protezione sussidiaria e ricorrenti.

Casa di Betania è una ONLUS – Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale – ai sensi del D.Lgs. 460/97, iscritta all’albo regionale del volontariato.

Costituita nel 1987 l’Associazione Amici di Casa di Betania si è dedicata da subito ed esclusivamente al centro di accoglienza.

Nato come centro di prima accoglienza per immigrati si è trasformato nel corso degli anni diventando un centro di seconda accoglienza per rifugiati, titolari di protezione sussidiaria, richiedenti e ricorrenti.

Il loro obiettivo è quello di offrire ai loro ospiti un’autentica opportunità di inclusione sociale.

via Carducci 4 – 20089 Ponte Sesto di Rozzano (MI) 

Tel. 02-30910226

Codice Fiscale e Partita IVA 97060330152

http://www.casadibetania.org

[themoneytizer id=27389-16]

Imparare giocando e stimolando la creatività. È sempre stata questa la mission di LEGO, colosso danese produttrice dei celebri mattoncini da costruzione.

La LEGO ha deciso di lanciare sul mercato a partire dal prossimo anno confezioni con serie speciali di mattoncini progettati appositamente per aiutare i bimbi non vedenti ad apprendere l´alfabeto Braille in diverse lingue. I mattoncini LEGO Braille saranno inoltre perfettamente compatibili con i mattoncini LEGO tradizionali, premettendo ai bambini di imparare senza rinunciare al gioco, anzi, inserendo l’apprendimento proprio all’interno delle attività ricreative.

Mattoncini LEGO Braille colorati formano la scritta PLAY

La LEGO porta quindi a termine un progetto nato nel 2011, grazie ad una lunga collaborazione tra LEGO foundation, l´associazione danese dei non vedenti e l´associazione brasiliana Dorina Nowill foundation.

E con l´incoraggiamento del senior art director di LEGO, Morten Bronde, il quale a causa di una malattia ereditaria sta progressivamente perdendo la vista. 

Riguardo a questo progetto, Bronde ha dichiarato: “Le reazioni di studenti e insegnanti a LEGO Braille Bricks sono state di grande ispirazione e mi hanno ricordato che gli unici limiti che avrò nella vita sono quelli che creerò nella mia mente. L’impegno che i bambini mettono per il loro interesse a essere indipendenti e inclusi in condizioni di parità nella società è evidente. Sono commosso nel vedere l’impatto che questo prodotto ha sullo sviluppo sui diversi aspetti della crescita dei bambini non vedenti e ipovedenti.”

Coperchio della scatola LEGO Braille, con su scritto Braille Bricks in caratteri latini e Braille. Alcuni mattoncini colorati con sia scrittura Braille e latina.

Anche Philippe Chazal, Tesoriere dell’Unione Europea dei Ciechi, ha parlato dell’importanza di questo progetto: “Con migliaia di audiolibri e programmi per computer ora disponibili, meno bambini imparano a leggere il Braille. Questo è un problema, poiché sappiamo che gli utenti del Braille sono spesso più indipendenti, hanno un livello di istruzione superiore e migliori opportunità di lavoro. Siamo fermamente convinti che LEGO Braille Bricks possa contribuire ad aumentare il livello di interesse per l’apprendimento del Braille, quindi siamo entusiasti che la Fondazione LEGO stia rendendo possibile ciò e che lo porterà ai bambini di tutto il mondo.”

LEGO Braille: un ausilio sia per i bambini che per genitori ed educatori.

Le confezioni di mattoncini LEGO Braille sono progettate in modo da consentire a genitori, familiari, insegnanti e personale medico o di assistenza di aiutare i bambini. Quindi ogni mattoncino ha una lettera o un numero segnata con i tipici rilievi tondi di ogni normale mattoncino lego, e al tempo stesso quella lettera o quel numero sono anche stampati sul lato per facilitare appunto il lavoro di chi segue i bimbi che vi giocheranno.

Bambino non vedente tocca i mattoncini LEGO Braille.

Attualmente le prime confezioni stanno venendo testate in istituti dedicati ai bambini ciechi nelle lingue danese, norvegese, inglese e portoghese, mentre il tedesco, lo spagnolo e il francese saranno testati nel terzo trimestre del 2019. Il grande lancio sul mercato dei kit definitivi è previsto per il 2020 e comincerà con una massiccia distribuzione dei set LEGO Braille gratuita per le famiglie dei bambini non vedenti e per istituzioni di ogni tipo che si occupano di loro. Ogni confezione comprenderà 250 pezzi con le lettere dell´alfabeto, i numeri, segni di punteggiatura, simboli matematici e altri simboli necessari a leggere e scrivere.

“I bambini non vedenti o sofferenti di danni o difetti alla vista hanno la stessa voglia di apprendere, giocare e sviluppare fantasia e creatività dei loro coetanei privi di problemi visivi, e questo ci ha convinti a lanciare il prodotto, perché da sempre siamo convinti che imparare giocando sia il miglior modo di apprendere”, ha spiegato John Goodwin, ceo della LEGO foundation. “Speriamo che il prodotto entusiasmi i bimbi non vedenti e chi si prende cura di loro, come metodo creativo e moderno adatto al mondo postindustriale per apprendere l´alfabeto e i segni Braille e integrarsi nella vita attiva giocando”.

Articolo a cura di Luisa Cresti   

[themoneytizer id=27389-16]

Ieri sono passato dopo quasi due mesi al Biffi di Corso Magenta a Milano e ho notato che NULLA E’ CAMBIATO: il ragazzo dei caffè è sempre al suo posto, con i capelli rasati e un modo di fare altamente scostante. Mi è tornata in mente la scena che abbiamo vissuto quasi due mesi fa con Mambi e Issa, due ragazzi del Mali che lavorano a La Casa Del Riuso.

Due mesi fa: 

Stamattina mi sono recato con due collaboratori alla pasticceria Biffi di corso Magenta, per prendere un caffè prima di iniziare un lavoro. Dopo aver pagato alla cassa, ci siamo avvicinati al banco per prendere le ordinazioni: tre caffè. Immediatamente i miei collaboratori sono stati apostrofati dal ragazzo incaricato di preparare i caffè: “Voi due fuori!”.

Preciso che sono presidente di un’associazione che si fa carico di inserimenti sociali e lavorativi di persone in difficoltà e che le persone apostrofate in modo molto brusco e assolutamente sconveniente e villano, sono due ragazzi che si sono inseriti nella comunità italiana, provenienti dal Mali. Ovviamente con il colore della pelle molto scuro e in abiti da lavoro. Forse se fossero entrati con un completo grigio e una valigetta 24 ore sarebbero stati accolti con benevolenza.

La mia risposta è stata immediata, precisando, E MI RENDO CONTO DI AVERE SBAGLIATO, “Guardi che sono con me!”. Avrei dovuto dire: “Guardi che sono due clienti che aspettano l’ordinazione!”.

Il ragazzotto, con taglio di capelli simile ad uno skinhead, con scriminatura sottolineata sulla sinistra, si è girato verso la macchina del caffè, ha subìto le mie proteste e, purtroppo, gli improperi che mi sono usciti automaticamente dalla bocca, e ha SERVITO TUTTI GLI AVVENTORI PRIMA DI SERVIRE I DUE RAGAZZI MALIANI, lasciandomi per ultimo. Il ragazzotto ha poi peggiorato in modo incredibile la situazione, esprimendosi in questo modo rivolto solo a me: “Le chiedo scusa”.

A quel punto non ci ho visto più e sono sbottato in una serie di esclamazioni molto pittoresche, che per succo hanno avuto: “NON DEVI CHIEDERE SCUSA A ME, MA DOVRESTI USCIRE DAL BANCO E CHIEDERE UMILMENTE PERDONO A LORO!”. Ho notato molti degli avventori che erano assolutamente in accordo con le mie rimostranze e in disaccordo completo con il ragazzo dei caffè, mentre la cassiera e il personale restante non ha battuto ciglio.

Mi chiedo però per quanto tempo dovremo sopportare delle angherie simili e, ricordiamoci, che in questo modo è iniziata anche la violenza contro etnie differenti e reputate MENO degne di calpestare il suolo dei bianchi. Tra quanti giorni autobus cinema e teatri con sedili discriminati per i negri, dato che già esistono bar in cui NON SONO ACCETTATE PERSONE con colore della pelle diverso dal nostro? “

Articolo a cura di Massimo Ferrario

Fondatore de La Casa del Riuso

La Casa del Riuso è un’associazione senza scopo di lucro nata a Rozzano nel 2013.
La nostra mission è creare valore condiviso dando nuova vita alle cose, sostenendo il lavoro e la dignità delle persone.

Crediamo che ogni persona meriti una seconda opportunità: per questo siamo impegnati nel reinserimento lavorativo, dando la possibilità a chi collabora con noi di imparare un mestiere e di essere di nuovo competitivo sul mercato del lavoro.

Crediamo che anche gli oggetti meritino una seconda vita: per questo recuperiamo e ricicliamomateriali di scarto, mobili e complementi di arredo, li rinnoviamo e li rimettiamo sul mercato a prezzi ribassati. Diamo loro una nuova forma, aiutiamo l’ambiente e permettiamo a chi è in difficoltà di arredare casa.

La visione degli oggetti in vendita è possibile tutti i pomeriggi dalle 14,30 alle 18,00 ed il sabato dalle 10,00 alle 12,00 e dalle 15,00 alle 18,00, presso il capannone in Via Ariosto 20 a Rozzano.

Per appuntamenti si può contattare il numero 328 6080032 oppure mandare una mail all’indirizzo: info@lacasadelriuso.com

[themoneytizer id=27389-16]

Vi proponiamo una bella iniziativa, organizzata da Casa di Betania, associazione di cui siamo partner. Un’occasione da non perdere per passare un venerdì sera diverso, con buon riso, buon vino e soprattutto buonissima compagnia!

BODA BODA

Boda Boda è un mezzo di trasporto, una moto che trasporta le persone e il suo nome è l’abbreviazione di “from border to border”.

 Come tutte le cose che facciamo anche questa sottolinea l’importanza del viaggio, dell’incontro… della mescolanza

Siamo un gruppo di amici e di associazioni che pensa che condividere sia meglio che fare da soli.

Condividere anche i problemi può alleggerirli e farci sentire meno soli, condividere le gioie può arricchire le persone.

Abbiamo aperto le porte, allungato i nostri tavoli e aggiunto dei posti. Vieni a condividere con noi…

anche un buon piatto di risotto e un bicchiere di vino!

Siete tutti invitati venerdì 17 maggio dalle ore 20:00 presso la sede di Casa di Betania, in via Carducci 4 a Rozzano, per una risottata con degustazione di vini dell’oltre Po pavese.

Vi aspettiamo numerosi!

[themoneytizer id=27389-16]