Buongiorno a tutti Oggi ho deciso di scrivere un articolo sul proseguimento del mio percorso con la cooperativa concrete Onlus.

nel dicembre del 2020 mi è stato proposto un contratto di assunzione che è giunto al suo primo rinnovo l’esperienza oggi si sta rivelando ricca di profitto sotto l’aspetto professionale. Sto imparando molte cose nuove riguardanti il funzionamento del mondo del lavoro e della professione che porto avanti da diversi anni, imparando a lavorare in gruppo e piena presa di coscienza che il lavoro è sinonimo di responsabilità.

Sono ormai 8 mesi che lavoro per la cooperativa concrete ONLUS e anche i miei progetti di vita stanno per emergere e trovare finalmente un luogo sicuro dove poterli sviluppare, il fatto di avere più possibilità economiche grazie al nuovo impiego mi porta a pensare più seriamente a un mio futuro, consolidare le mie aspettative e poter continuare a l’attuale percorso lavorativo.

Espandere anche le mie esperienze personali è sempre stato il mio obbiettivo di vita, responsabilizzarmi professionalmente ed economicamente mi sta dando la possibilità di responsabilizzarmi ancora di più. Ho come obbiettivo di fornire alla Cooperativa le mie conoscenze e la mia esperienza per rendere sempre più proficuo il settore in cui sto operando; il mio contributo vuole portare una ventata di aria fresca e la possibilità di sviluppare nuovi settori dove poter erogare servizi inerenti al mondo informatico. Questo tempo speciale sicuramente mi consentirà anche di concretizzare i miei personali progetti vita in primis poter intraprendere il percorso di vita indipendente che da sempre sogno, avere una propria casa, una spazio personale.

Nonostante la mia disabilità, questo non è mai stato di impedimento per raggiungere i traguardi di autonomia, il grande passo non è lontano e sto lavorando per il suo raggiungimento.

Cristian Belluzzo

Concrete Onlus

Tu che parli con me e mi racconti dei tuoi problemi, della tua personalità, dello sdoppiamento della tua personalità.

Normalmente sei simpatico, affabile, spiritoso, perché sei intelligente, sensibile e un colto autodidatta, ma in alcuni momenti, soprattutto quando la tua malattia – fisica – ti mette di fronte i limiti che t’impone, la dipendenza dagli altri, gli interrogativi sul tuo futuro a breve, ecco che esplode la malattia – della mente – quella che ancor meno puoi controllare, che ti fa dimenticare chi sei, che ti fa insultare gli amici, che ti fa odiare quelli che ami, che ribalta tutto e mette il mondo sottosopra.

Potremmo pensare che si tratta di intemperanze controllabili, di egocentrismo ed egoismo, di una esasperazione della sofferenza ….. no si tratta proprio di malattia, improvvisa, forte, incontrollabile. E non ci puoi fare nulla, anzi più ti sforzi di controllarla e più esplode, dentro di te, la contraddizione, che ti fa ancor più male, ti rende ancor più violento e insostenibile.

Noi pensiamo che il disturbo mentale sia qualcosa di lontano da noi, che colpisce individui strani, isolati, che vagano senza una meta, facilmente individuabili dal loro aspetto esteriore ….. invece no; la maggior parte di chi ha questi problemi è vicino a noi, ha un aspetto e delle relazioni “normali” ed è proprio per questo che quando la “malattia” esplode colpisce ancor di più perché non si spiega, perché non siamo pronti.

Ops! Non ci avevo pensato, ma dev’essere per questo che avvengono fatti inspiegabili, persone insospettabili che commettono azioni orribili, fatti di una violenza esagerata da chi fino ad un attimo prima era semplicemente un parente o consideravamo un amico.

E allora cosa facciamo? Rifuggiamo la compagnia appena ha qualche strano comportamento, ci separiamo dal partner non appena fa dei discorsi che non ci sembrano consoni? Il nostro è un destino di individui isolati, timorosi degli altri? Ma la definizione del genere umano non era quella di “animale sociale”?

Infatti l’uomo è un animale sociale, ed è proprio in questo una possibile chiave di approccio al problema quando si presenta: non voltiamo la faccia, non facciamo finta di non capire, non isoliamo le persone né tantomeno rimaniamo isolate con loro. Guardiamo in faccia alla realtà, facciamoci trovare pronti, chiediamo, anzi esigiamo, aiuto dagli altri nell’affrontare queste situazioni in modo da non sentirci mai soli e da non far mai sentire gli altri isolati. 

L’educatore professionale a scuola: chi è e come farne richiesta

Molti nostri educatori professionali sono coinvolti in progetti educativi scolastici nelle scuole del territorio.

La figura dell’educatore professionale nella scuola, per definizione, si distingue per il suo lavoro che consiste nell’agevolare l’integrazione sociale e rafforzare le capacità comunicative di allievi con disabilità.

Il Balzo Onlus condivide importati suggerimenti alle famiglie in vista della riapertura delle scuole, vi lasciamo qui in calce l’articolo completo: