Come funziona l’inserimento lavorativo per le persone con disabilità?

Hanno diritto al collocamento mirato tutti i disabili con percentuale di invalidità uguale o superiore al 46%.

Sono tenuti all’assunzione obbligatoria tutti i datori pubblici e privati che abbiano alle proprie dipendenze minimo 15 persone, secondo le modalità indicate dalla Legge 68/99 e il D.Lgs 469/97.

I datori di lavoro che devono adempiere all’obbligo di assunzione presentano richieste che vengono incrociate con le liste di dicoccupati depositate presso i Centri per l’impiego.

l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità è disciplinato dalla Legge 12 marzo 1999, n. 68 , le modalità di svolgimento si prevedono che la persona con disabilità una volta raggiunta la maggiore età e il normale percorso scolastico se sostenuto, venga iscritta all’ufficio di collocamento presentando il documento di invalidità che attesta la percentuale di invalidità (Legge 12 marzo 1999, n. 68.) che attesta la capacità o meno che consente all’individuo di svolgere determinate mansioni lavorative ed essere indirizzato verso queste. Per favorire l’inserimento lavorativo dei disabili la legge 68/99 prevede la possibilità per i datori di lavoro di stipulare convenzioni con gli uffici competenti per la realizzazione di programmi mirati.

I passaggi prevedono la segnalazione ai servizi sociali, successivamente verrà inoltrata richiesta ai servizi di integrazione lavorativa i quali provvederanno dopo attenta valutazione alla stesura di un quadro generale del soggetto che andrà a giocare un ruolo fondamentale per la ricerca e il collocamento di in una posizione lavorativa. L’attuazione delle convenzioni avviene attraverso tirocini formativi, assunzioni a termine, ampliamento dei periodi di prova. I passaggi successivi prevedono un primo contatto con la realtà lavorativa interessata all’assunzione, successivamente se il candidato idoneo a ricoprire il ruolo scelto, verrà avviata la procedura di inserimento.

Durante la fase di monitoraggio vengono fatti dei colloqui con gli esponenti del servizio integrazione lavorativa, periodicamente verranno fatte attività di monitoraggio per comprendere il reale avanzamento dell’impiego e della produttività del soggetto.

Cristian Belluzzo

Concrete Onlus

C

La vita è un mistero e nonostante tutti i nostri progressi scientifici, tecnici e filosofici non riusciremo mai a capirne completamente il significato. Questo dovrebbe in qualche modo renderci felici perché trasforma la vita in un gioco che avrà sempre continue e nuove scoperte e non finirà mai di stupirci.

Attenzione però all’arroganza del genere umano che vuole essere in controllo di tutto e ha la presunzione di conoscere tutto e di non dipendere da nessuno. Questa è la presunzione che ha ingenerato nelle religioni monoteistiche moderne (ma l’idea era presente anche prima in molte altre religioni in diverse parti del mondo) il “peccato originale” il disubbidire a Dio, il non stare al nostro posto, il volere essere più grandi di quello che siamo, allo stesso livello del Creatore. 

Ma è lo stesso peccato dei materialisti, dei consumisti, degli atei o degli agnostici che mettono al centro del mondo e dell’universo l’uomo, dimenticando tutto quello che ci sta intorno, facendosi grandi mentre siamo piccoli, volendo controllare e modellare al proprio servizio quell’entità immensa e onnipresente che è Madre Natura.

Sono entrambi comportamenti che prolungati nel tempo porteranno alla distruzione della nostra stirpe, o per mano divina o per mano della natura che non ci “sopporterà” più.

Fondamentalmente l’essere umano non sa stare al suo posto, quel posto che Dio/la Natura gli hanno assegnato, un posto privilegiato, di vantaggio, di controllo, ma che se manca di coscienza, di modestia e di rispetto ci poterà all’autodistruzione.

E’ questo che vogliamo per noi ma soprattutto per i nostri figli? Con quali occhi ci guarderanno quando si renderanno conto di come gli abbiamo lasciato il globo, di come non abbiamo fatto niente per conservarlo almeno un po’. Conosco persone che hanno smesso di fumare perché non avrebbero sopportato lo sguardo di rimprovero dei figli allorchè si fossero ammalati di cancro. Noi però ci stiamo “fumando il mondo”, lo stiamo proprio mandando in fumo!

E allora torniamo a giocare questa “partita” che è la vita rispettando le sue regole, scegliendo giochi dove non ci sia “l’asso pigliatutto” che laddove arriva fa piazza pulita e rimane il deserto ma competizioni dove ci sia posto per tutti secondo il principio decoubertiano di partecipazione dove la vittoria è piacevole ma non essenziale.

Claudio Fontana

Presidente Concrete Onlus

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