Forse non tutti sanno che l’aperitivo, come lo conosciamo oggi in Italia, ha le sue radici proprio nella città di Torino. La sua storia affonda le radici nell’antica Grecia con il celebre medico Ippocrate, che somministrava ai suoi pazienti una bevanda stimolante l’appetito, a base di vino bianco e erbe come il dittamo, la ruta e l’assenzio. Questa pratica si è evoluta attraverso i secoli, passando per gli antichi romani con il loro “mulsum”, una miscela di vino e miele, fino ad arrivare ai monaci erboristi del Medioevo.

La svolta moderna avviene a Torino nel 1786, quando Antonio Benedetto Carpano inventa il Vermut, un vino aromatizzato con oltre 30 tipi di erbe e spezie. Il nome “Vermut” deriva dalla parola tedesca per assenzio, “Wermut”, essenziale nella composizione della bevanda. Il successo di questa bevanda fu immediato e si diffonde rapidamente in Europa, grazie anche alla produzione industriale avviata dal suo creatore.

Le evoluzioni del Vermut includono famose varianti come il “Martini”, prodotto da Cinzano e Martini & Rossi, e il “Vermut Gancia”, che divenne l’aperitivo ufficiale della casa reale sabauda. Quest’ultimo ha persino ispirato il cocktail “Garibaldi”.

Oggi, l’aperitivo è una tradizione radicata in Italia, un rituale serale di socializzazione e relax che si svolge tipicamente tra le 18:00 e le 21:00. È caratterizzato da una varietà di bevande, alcune anche analcoliche, e accompagnato da stuzzichini come olive, patatine e salatini. Spesso, l’aperitivo si trasforma in “apericena”, con piatti più sostanziosi.

A Torino, i luoghi dell’aperitivo variano dai caffè storici nel cuore della città ai moderni locali lungo il fiume, noti come “Murazzi”. Tra gli stuzzichini tipici troviamo formaggi, salumi, i famosi grissini torinesi e la “Bagna Càuda”, una salsa calda di acciughe, aglio e olio d’oliva.

L’aperitivo non solo sopravvive ma prospera, dimostrando la sua resilienza anche durante periodi difficili come il lockdown della pandemia COVID-19, con le persone che continuavano a goderselo in forma virtuale o casalinga.

Torino, con il suo storico Vermut, non è solo la culla di questa tradizione ma anche un simbolo di come una semplice bevanda possa evolversi in un fenomeno culturale che celebra la convivialità e l’arte del buon vivere all’italiana.

Vittoria Montemezzo

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