Un fenomeno che si sta diffondendo anche in Italia -Parte 1

Il fenomeno dell’hikikomori, termine giapponese che significa “ritirarsi” o “stare in disparte”, rappresenta una problematica sociale emergente che va oltre i confini del Giappone, estendendosi anche in Europa e negli Stati Uniti. Originariamente identificato nella seconda metà degli anni ’80, l’hikikomori coinvolge principalmente giovani di età compresa tra i 14 e i 30 anni, con una prevalenza maschile che varia tra il 70% e il 90%. Sebbene le statistiche ufficiali giapponesi rivelino una significativa presenza del disturbo anche tra gli over 40, il fenomeno tende a cronicizzarsi partendo dall’adolescenza.

Il Giappone, con circa 1,5 milioni di casi, è stato il primo a riconoscere l’hikikomori, attribuendo la sua diffusione alla pressione culturale per il successo sociale. In Italia, si stimano tra i 50 e i 70 mila casi, focalizzandosi principalmente sugli studenti. L’hikikomori si manifesta con il ritiro volontario dalla vita sociale, scolastica o lavorativa, spesso scatenato dalla paura e dallo sconforto nei confronti della società.

Marco Crepaldi, presidente dell’associazione “Hikikomori Italia”, identifica diverse cause alla base di questo comportamento:

– **Caratteriali:** Gli hikikomori sono spesso individui sensibili e intelligenti che faticano a instaurare relazioni sociali a causa della loro timidezza.

– **Familiari:** È frequente la presenza di un padre emotivamente e fisicamente distante e di una madre iperprotettiva, che ostacola il processo di distacco del figlio. In Giappone, la divisione dei ruoli familiari e le aspettative lavorative possono creare un ambiente soffocante per i giovani.

– **Scolastiche:** Il rifiuto della scuola, spesso legato a esperienze di bullismo, è un segnale precoce del disturbo.

– **Sociali:** La percezione negativa della società e la pressione verso il successo possono spingere l’individuo a isolarsi completamente, al punto da rinchiudersi in camera e rifiutare qualsiasi contatto con l’esterno.

L’hikikomori è quindi un’espressione estrema di ritiro sociale che richiede una maggiore comprensione e interventi mirati per offrire supporto adeguato a chi ne soffre, promuovendo un’integrazione sociale sana e rispettosa delle esigenze individuali.

Vittoria Montemezzo  

Sono nata nel 1977, ho un diploma di liceo linguistico, mi piacciono i bambini, la natura, la storia e le culture antiche…e l’essere umano in generale. Dal 2015 sono insieme ad un compagno disabile in sedia a rotelle.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.