Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra, diceva il ritornello di una canzone del profetico Giorgio Gaber.

Profetico perché è proprio quello che ci stiamo chiedendo in questi giorni in cui, anche i più distratti, i più “ apolitici” non hanno potuto estraniarsi dal dibattito politico, per le elezioni del parlamento che si sono tenute domenica scorsa.

Affrontiamo questo tema dal nostro punto di vista di operatori socio-sanitari, in una logica, per quanto possibile, libera dagli schieramenti di partito.

Siamo stati abituati a pensare che la politica socio sanitaria dipendesse dai valori e dall’ “ideologia” di coloro che governano in quel momento, dove “normalmente” la sinistra è più predisposta a programmi di welfare pubblici di ampio spettro, che riguardano tutti italiani e stranieri, con una possibile differenziazione dei benefici e dei costi in base al reddito, mentre la destra identifica l’intervento dell’iniziativa privata come predominante rispetto allo Stato che deve fornire servizi essenziali per tutti mentre “solo chi se lo può permettere” può ambire a qualche cosa di meglio.

Ebbene sembra che non sia più così; sembra che nei programmi della destra, quella pura senza centro, quella più estrema, ci sia molto più interesse verso i disabili, il disagio, la difficoltà mentre la sinistra è impegnata nelle sue beghe che la dividono e la rendono ridicola e impotente.

Noi da operatori non possiamo che essere che contenti che lo svantaggio, il disagio e la difficoltà siano parte importante del programma del nuovo governo; speriamo che dai programmi si passi alla pratica e offriamo la nostra collaborazione. Importante è che questo avvenga in un regime di libertà, di possibilità di scelta, dove lo “statalismo” non prevalga sulla possibilità di iniziativa del privato (meglio se no-profit), dove non si dica “prima gli italiani” e ci si dimentichi di tutti gli altri (ma chi sono poi gli italiani?), dove i servizi garantiscano l’”inclusione” e non rinchiudano in istituzioni e ghetti quelli che non corrispondono al modello ottimale di cittadino.

Probabilmente certe cose accadute proprio un secolo fa, non si possono ripetere tali e quali perché troppo è cambiato, ma la tentazione del “quando c’era lui” è spesso nell’aria, sulla bocca di chi non ha idee ma solo “reazione”. Quindi noi operatori socio-sanitari continuiamo a fare il nostro lavoro, collaboriamo con le istituzioni preposte e con tutti coloro che s’impegnano quotidianamente perché le cose vadano meglio e in questi periodi di difficoltà, che almeno vadano ….

Allo stesso tempo esercitiamo il nostro ruolo critico e competente sui servizi che diamo, sulle modalità, sulla libertà nella scelta e nella operatività. Basta un attimo per passare dalla democrazia – anche se scassata – alla dittatura, al pensiero e al partito unico. A quel punto molti si pentiranno ma sarà troppo tardi, saranno lacrime di coccodrillo e nessuno ci garantisce che si risolva tutto in un – altro – ventennio.

Claudio Fontana

Concrete Onlus

Non è un mistero che le persone con disabilità facciano fatica ad avere accesso a molti luoghi:
bar, ristoranti, pub, poste, banche…
Persino i musei e le università, o addirittura i luoghi istituzionali. Che paradosso.
Per le disabilità fisiche gli ostacoli sono più evidenti, si notano subito, ma le difficoltà
permangono anche per chi ha una disabilità sensoriale e si trova tagliato fuori in numerosi
contesti.


Se queste sono situazioni comuni in cui possiamo aver bisogno di recarci quotidianamente e in
cui ci viene negato l’accesso, immaginiamo ora gli spazi e i luoghi dedicati ad altro.
Cinema e teatri, spazi culturali, circoli, biblioteche. La nostra presenza qui a volte non è nemmeno
lontanamente concepita. Siamo alieni in una terra che non ci appartiene e che fa di tutto per
tenerci lontani.


La nostra partecipazione diventa allora una lotta, una battaglia comune che pretende forma e che
chiede di essere ascoltata.
Le persone disabili chiedono visibilità, spazio, condivisione ma soprattutto
RICONOSCIMENTO: vogliamo un’ammissione, una presa d’atto e chiediamo l’accettazione della
nostra esistenza e della nostra validità.


Se questa cosa viene chiesta anche per bar e uffici postali, all’interno dei luoghi di cultura
assume un significato più potente e rivoluzionario perché è proprio LÌ che il mondo prende forma.
È nei cinema, nei teatri, durante gli spettacoli o una stand-up comedy che il mondo viene
analizzato, criticato, destrutturato, abbattuto e nuovamente costruito.
E se quando il mondo viene ricostruito noi non siamo presenti, bhè… abbiamo perso ancora.
Ecco allora perché vogliamo condividere con voi un evento davvero interessante: Diversity Lab ha
promosso dei gli inclusive casting, 4 giorni di provini per selezionare futuri talenti che
provengono da categorie sottorappresentate. In collaborazione con Universal e Dubbing-
Brothers, il progetto si pone come obbiettivo l’ampliamento del pool di voci nell’industria
cinematografica e di intrattenimento. Il mondo del doppiaggio è pronto ad accogliere nuove
voci e nuovi volti, offrendo la possibilità a chi appartiene a categorie marginalizzate di farne parte
e aggiungere un pezzo in più al settore culturale.


Per iscriversi ai provini e richiedere maggiori informazioni inviare il proprio CV a
inclusive.castingday@dubbing-brothers.com entro il 12 ottobre.
Costruire una nuova narrazione in cui le persone disabili non sono passive ma diventano
protagoniste attive è possibile, ricordandoci sempre che la cultura ha un potere unico: se viene
(con)divisa, aumenta.


(Le immagini qui sotto provengono dall’account Instagram di Diversità Lab; la loro diffusione e
condivisione in questo articolo ha il solo scopo di promuovere e divulgare questa importante
iniziativa. Tutti i diritti e la creazione dei contenuti grafici qui sotto appartengono a Diversity. Per
maggiori informazioni, inoltre, vi consigliamo di visitare la pagina loro pagina Instagram e il sito
www.diversitylab.it)

Sara Riccobono

Concrete Onlus

DOVE E’ FINITA LA LEALTA’?

Che grade valore è la lealtà …… ma dov’è finita?

Molti non ne conoscono neanche il significato. Lealtà vuol dire che si è onesti ma anche un disonesto può essere leale non truffando gli amici o le persone più deboli. Lealtà vuol dire essere fedeli ma anche chi tradisce, ammettendo il suo tradimento può ritornare leale. Leale è chi commette un fallo in campo e non simula o non si nasconde e ammette pubblicamente il suo errore senza bisogno del Var. Leale è chi non si approfitta della sua posizione di forza ma aiuta il più debole a “gareggiare” alla pari con lui.

La persona leale è quella che non fa sotterfugi, è sincera, ammette gi errori e può sempre guardare negli occhi le altre persone, ma non con arroganza bensì con semplicità con disponibilità all’aiuto e alla comprensione.

Lealtà è una parola che è quasi scomparsa dal nostro linguaggio; eppure, ce ne sarebbe tanto di bisogno negli scritti e nei fatti. Maggiore lealtà vorremmo dai politici quando stendono i loro programmi per convincere gli elettori. Un po’ più di lealtà vorremmo vedere nei rapporti tra gli studenti e insegnanti, che vuol dire io professore non approfitto della mia posizione di potere opprimendo gli studenti e io, studente, non mi trincero dietro la mia intoccabilità o la famiglia avendo un comportamento che non permette all’insegnante di fare il suo mestiere.

Lealtà è quella di chi non è disabile, di non fingersi tale insinuando il dubbio generalizzato nelle persone, oppure parcheggiando in uno spazio che è riservato a chi ha delle difficolta; ma lealtà è anche quella del disabile che si batte per i suoi diritti, ma poi mette in regola le sue badanti e non le sfrutta per il loro stato di bisogno.

Lealtà è quella dei lavoratori verso gli imprenditori, che quando scioperano non compiono atti per danneggiare l’impresa; Lealtà è quella degli imprenditori che i momenti di difficoltà li vivono insieme ai loro dipendenti e non approfittano delle vacanze estive per chiudere l’impresa e mandare le lettere di licenziamento.

Ma allora cos’è questa lealtà, che non è di destra né di sinistra come direbbe Gaber? Come si fa ed essere leali? Possiamo tutti diventare leali?

Certamente è un valore che dovremmo sempre tenere come riferimento, ben chiaro davanti a noi.

Quando educhiamo i nostri figli, quando parliamo da un pulpito, sia quello di una chiesa o di un comizio elettorale; quando parliamo di onestà e rispetto nei confronti degli altri.

Lealtà è quella dell’uomo che alla donna che lo rifiuta non compie violenza;

Lealtà è quella del benpensante che quando s’imbatte in un omosessuale, non cambia idea ma lo rispetta in quanto persona.

Lealtà è quella dell’educatore che non si approfitta della sua posizione per far compiere atti che il giovane non dovrebbe compiere. Lealtà è una maglietta bianca, magari sdrucita, consumata, con degli aloni MA SENZA NESSUNA MACCHIA.

Claudio Fontana

Concrete Onlus

Arriva con il caldo anche la stangata dei rincari sul prezzo di lettini e ombrelloni sulle spiagge italiane. Quest’anno andare al mare costa di più, ed è una delle tante conseguenze provocate dalla crisi in atto.

Gli stabilimenti balneari, modificano i loro prezzi nei mesi di luglio e di agosto, apportando notevoli aumenti sia per il costo giornaliero e l’abbonamento settimanale.

Prezzi da record per un ombrellone in un lido quest’anno. In alcuni casi un appartamento al mare costa meno di una giornata in uno stabilimento balneare. Come l’esempio di Gallipoli, dove è molto più conveniente affittare un bilocale (363 euro al mese il canone medio) rispetto all’affitto mensile di un lettino in spiaggia, sui 700 euro. Anche in Liguria i prezzi sono diventati eccessivi, come ad Alassio sulla riviera di ponente dove il prezzo per un ombrellone arriva ai 1.300 euro al mese, mentre per affittare un piccolo appartamento si spende circa 740 euro.  I rincari saranno del 32% rispetto al 2021. Le famiglie italiane spenderanno quest’anno, per una giornata al mare, una media di 144 euro contro i 109 euro di un anno fa.

Per avere un’idea di quanto e dove soprattutto aumentano quest’anno i costi per lettini e ombrelloni in spiaggia, basti pensare che se in Liguria serviranno 20-40 euro per un ingresso quotidiano in uno stabilimento balneare con lettini e ombrelloni, con rincari fino al 5%, così come a Rimini, Riccione, Cesenatico e, in generale, su tutta la riviera romagnola, per avere lettini e ombrelloni in spiaggia a Capri si sale fino a 50-60 euro, e a 70 euro anche in Puglia e Sicilia, per arrivare ai 100 euro di Toscana e Sardegna, con punte di 150 euro in particolare in Costa Smeralda.

A fare leva su questi rincari sono sicuramente l’inflazione, ma anche l’aumento dei prezzi del carburante e del gas.

Sapore di mare, sapore di estate salata

Concrete Onlus

Siamo tutti entusiasti di questa ripresa che già dal 2021 dava i primi segni di vita e che in questa prima metà del 2022 si sta confermando con tutte le sue contraddizioni.

Se infatti durante il covid alcuni settori, come il turismo e la ristorazione, hanno dovuto chiudere battenti per le regole della pandemia o, comunque, per la mancanza di clientela, adesso la domanda è altissima e l’offerta non riesce a starle dietro e così molte delle possibilità di lavoro per le persone e del fatturato delle aziende si perdono.

Questa situazione è comprensibile e prevedibile per quello che riguarda il desiderio represso che i consumatori hanno per molto tempo – in questo caso di viaggi e ristorazione – ma nello specifico di questo “ tentativo di uscita dalla crisi” abbiamo le migliaia di operatori del settore che hanno chiuso l’attività o, se dipendenti, si sono indirizzati in altri settori dove hanno potuto lavorare da subito e, soprattutto si sentono tutelati di più per possibili situazioni simili che si potrebbero ripetere nel futuro.

Un’altra conseguenza è il rincaro stratosferico dei prezzi. Se la domanda è alta e l’offerta è insufficiente, è una regola del nostro sistema di economia che i prezzi tendano a salire; se poi ci si mettono le scarsità di fonti energetiche causate da shock mondiali come conflitti sul campo (es. guerra in Ucraina) e tensioni nei rapporti economici e diplomatici …. Il pasticcio è fatto. E quando si innesta l’escalation degli aumenti è quasi impossibile fermarla; tutti, anche quelli che non ne sono direttamente toccati, si sentono in diritto di aumentare qualcosa, giusto per non essere diversi dagli altri.

A titolo esemplificativo possiamo portare la nostra esperienza: l’anno scorso eravamo in Sicilia con un gruppo di turisti con disabilità e quest’anno, nello stesso periodo, lo saremo ancora: i prezzi di aerei e hotel sono raddoppiati battendo il carburante che è aumentato solo del 50%.

E quindi cosa possiamo fare? Individualmente ben poco, cercare di non contribuire anche noi all’escalation dei prezzi… per quanto possibile resistere pur continuando a lavorare e a fornire servizi. Qui chi deve intervenire è lo Stato, mettendo limiti, calmierando i prezzi, punendo gli speculatori, aiutando quelli che sono in maggiore difficolta: ma in un mondo globale che è l’opposto dell’esperienza autarchica che qualcuno proponeva più o meno un secolo fa, questo e molto difficile se non ci si mette d’accordo quasi tutti ad operare in questo senso. Se ci sono dei “grossi” furbini” come la Cina che fanno incetta di materie prime e poi non le rimettono in circolazione subito sotto forma di prodotti e semilavorati, allora veniamo danneggiati tutti perché l’economia è veramnete globale e non è solo una forbita espressione del linguaggio economico.

Se poi qualcuno, in tutta questa situazione, per suoi mal di pancia, problemi di poltrona e di scalata al potere all’interno del suo movimento ( leggi partito perché ornai è così), mette in crisi il governo e quindi l’operatività dello stato …. allora la frittata è fatta.

La domanda è ma con tutti questi leader “impazziti” come si fa a parlare ai semplici cittadini – ordinary people – di SENSO DELLA RESPONSABILITA?