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DIVIETO DI VOLARE

In quarant’anni di viaggi non mi era mai successa una cosa simile.

Il 27 dicembre partiamo con un gruppo composto da sei persone, due delle quali in carrozzina. Si va alle Azzorre, una destinazione mai fatta in passato che per la sua posizione in mezzo all’Atlantico ci attira molto.

Il gruppo si raduna a Malpensa felice e contento di decollare di li ad un paio d’ore, ma quando incomincia il check in l’amara sorpresa: uno sciopero del personale di terra in Portogallo impedisce di fornire l’assistenza alle persone disabili quindi:

TUTTI POSSONO PARTIRE MA I DISABILI NO!!!

In tutte le maniere cerchiamo di risolvere la situazione, di trovare la soluzione; partono mille e infinite telefonate in Italia, in Portogallo, agli scali, alla compagnia aerea, che è la TAP.

Passa il tempo, ci offriamo di fare noi le operazioni di assistenza come abbiamo fatto talvolta sostituendoci al personale addetto…..  niente da fare CI DICONO CHE NON POSSIAMO PARTIRE E CHE CI POSSONO RIPRENOTARE SENZA COSTI DI LI A TRE GIORNI ALLA FINE DELLO SCIOPERO.

Siamo disperati, il viaggio è andato in fumo; infatti che senso avrebbe partire di li a tre giorni per ritornare due giorni dopo?.

Gli alberghi sono pagati e non più cancellabili e anche i biglietti aerei se non li utilizziamo ora non sono più rimborsabili.

La TAP ci dice che non ci hanno avvertito perché non risultavano passeggeri disabili nel volo di andata ma solo in quello di ritorno.

Noi ci chiediamo ma come è possibile che uno parta sulle sue gambe e già si sappia che tornerà in carrozzina ( battuta per ridere ma c’è tanto da piangere!)

Alla fine dei conti il viaggio va a monte, il capodanno è rovinato e ancora oggi a distanza di un mese stiamo tribolando, in questo mondo che è fatto di siti web, di mail con scritto noreply@, di call center dislocati in mezzo mondo, per ottenere una risposta alla nostra richiesta di risarcimento che non riesce a trovare un interlocutore preciso.

MA NON E’ STATO SOLO UN DISSERVIZIO, UNA COINCIDENZA, UNA FATALITA’ E’ STATA ANCHE LA DIMOSTRAZIONE DI COME CI SIA ANCORA MANCANZA DI ATTENZIONE VERSO I DISABILI: NESSUNO DISCUTE GLI SCIOPERI MA QUANDO I SERVIZI DIVENTANO INDISPENSABILI BISOGNA GARANTIRLI. SE TUTTI POSSONO VIAGGIARE E I DISABILI E’ UNA VERA E PROPRIA DISCRIMINAZIONE

Divieto di volare, Articolo a cura di Claudio Fontana

Coloro che sono affetti da una patologia invalidante che li costringe ad una limitata mobilità,

l’utilizzo di una sedia a rotelle o di ausili può essere essenziale. 

Si tratta di un ausilio fondamentale non solo per chi è affetto da disabilità motorie,

ma anche per gli anziani a ridotta mobilità che non riescono a spostarsi per lunghi tratti in autonomia.

Spostarsi con delle carrozzine per disabili di qualità consente di migliorare la vita quotidiana, permettendo di fare quasi tutto ciò che si desidera. 

Alcuni modelli sono perfetti anche per l’utilizzo autonomo, garantendo al disabile una maggiore libertà.

Il primo elemento da considerare quando si decide di acquistare una carrozzina per disabili, riguarda l’utilizzo che se ne intende fare nel tempo.

Sono infatti disponibili modelli di carrozzina pensati per l’uso occasionale, ad autospinta, che funzionano al meglio soprattutto se azionate da un soggetto ulteriore rispetto al disabile che vi si accomoda. 

Sono poi disponibili carrozzine ad autospinta pensate per lo sport, per chi si muove da solo per la maggior parte del tempo, per i giovani affetti da patologie che ne riducono la mobilità ma che desiderano svolgere varie attività.

In questa categoria possiamo inserire anche le carrozzine da spiaggia, che consentono di spostarsi sulla sabbia. 

Per i disabili che non sono in grado di spingere sulle ruote per avanzare, o che non desiderano necessitare di un aiuto esterno per spostarsi, sono disponibili carrozzine con motore elettrico, utili per muoversi anche al di fuori della propria abitazione.

  1. Il tipo di disabilità da affrontare.

Anche questo elemento è importante nella scelta di una carrozzina, visto che sono presenti in commercio anche accessori per il sostegno del busto per usare le carrozzine come WC o anche per altri tipi di utilizzo. 

Come abbiamo detto la situazione specifica di ogni singolo disabile può variare molto. Le carrozzine sono utilizzate da soggetti anziani a ridotta mobilità, che le sfruttano per spostarsi al meglio dentro casa, così come da persone tetraplegiche incapaci di muovere braccia e gambe.

Ovviamente tutti gli accessori che si possono trovare in commercio hanno un’utilità specifica a seconda del caso.

  1. Il costo

Anche sotto questo punto di vista stiamo parlando di un panorama decisamente molto ampio.

Chiaramente le carrozzine per disabili particolari, come ad esempio quelle che permettono di praticare uno sport o i modelli con motore elettrico hanno un costo molto elevato.

La spesa scende se si scelgono i modelli standard, pensati per l’utilizzo sporadico o solo all’interno dell’abitazione. 

Anche questi modelli possono poi essere “arricchiti” con accessori specifici, anche se per situazioni di una certa gravità è importante acquistare sin da subito una carrozzina di qualità, adatta ad un utilizzo intensivo e su qualsiasi terreno.

Con appositi accessori che aiutano il disabile in varie situazioni.

Importante da considerare anche il fatto che è possibile ottenere importanti sgravi fiscali per quanto riguarda l’acquisto di questo genere di ausili per disabili.

Articolo condiviso da Lorenzo Edera

Intervista a Mirko: vi racconto tre percorsi educativi a domicilio

Davide e e Selene hanno intervistato Mirko, che lavora al Balzo da 3 anni.

Quante persone segui con percorsi educativi a domicilio?
Seguo tre ragazzi: Claudio, Matteo, e Alessio.

Che tipo di disabilità hanno?
Claudio è su sedia a rotelle, ha una semi paresi sul lato sinistro del viso e un lieve ritardo cognitivo. 
Matteo ha un lieve ritardo evolutivo con sintomatologia ossessiva, mentre Alessio è un ragazzo con autismo.

Che tipo di programma svolgi? La famiglia che ruolo ha?
Il programma viene concordato con la famiglia in base agli obiettivi che vuole che il ragazzo raggiunga. 

Varia in base alle capacità della persona?
Certo! Utilizzo per ciascuno un metodo diverso sulla base delle loro conoscenze e competenze.
Matteo ad esempio, grazie ai percorsi educativi e alla sua determinazione, ha un lavoro, prende da solo i mezzi pubblici, frequenta la nostra Casa orca, dove ha imparato a farsi la barba, a cucinare, a rifare il letto.
Le attività che abbiamo pensato per Claudio e Alessio invece sono più ludico ricreative e volte a rafforzare le capacità relazionali e di comunicazione.

In che luogo si svolge?
Con Claudio prevalentemente a casa sua, anche se qualche volta usciamo.
Con gli altri due invece più sul territorio: con Matteo andiamo in Casa Orca, mentre con Alessio, oltre a lavorare in casa sulle abitudini legata alla cura di sé (fare la doccia ad esempio), stiamo imparando a prendere la metropolitana e a memorizzare le strade per tornare a casa.

Quali strumenti utilizzi?
Con Claudio i giochi, videogiochi – la sua passione – e libri.

Con Matteo il dialogo, alla scoperta dei suoi sentimenti e della sua  quotidianità.

Con Alessio sempre dialogare ma caratterizzato più da gesti a lui comprensibili.

Mediamente quanto dura un incontro educativo a domicilio?
La durata viene concordata con la famiglia, nello specifico: per Claudio due volte a settimana due ore ciascuna; Alessio una volta a settimana per due ore; invece per Matteo due una volta a settimana da due ore.

Quali obiettivi sei riuscito raggiungere fino ad ora?
Uno degli obiettivi per Claudio era far sì che riuscisse a condividere le sue passioni con qualcuno che gli è amico.
Matteo ha potenziato e acquisito nuove autonomie (vivere in casa da solo) e sconfitto un po’ la timidezza.
Alessio oggi è in grado di fare molte cose da solo, cose che fino a pochi mesi fa rinunciava a fare.

L’educatore da chi viene scelto?
Viene scelto dal coordinatore dei servizi educativi del Balzo in base alle caratteristiche della persona.

Che tipo di rapporto si è creato con la famiglia e con la persona?
Il rapporto è diventato molto confidenziale visto che li seguo da parecchi anni.

Articolo a cura de il balzo

Sono oltre cento anni che il genere umano vola e c’è ancora chi ha paura di volare?
Certamente, le persone disabili e ne hanno tutte le ragioni.

Infatti per loro salire su di un aereo è un incubo sin dal momento del chek-in. Provate ad avere una carrozzina elettrica e vedrete quanta documentazione dovrete portare a persone che non sanno nulla di carrozzine e che cercano di controllare cose che non capiscono.
Poi bisogna aspettare in una sala che si chiama “amica” – quando c’è – ma che di amico non ha
niente e siete fortunati se avete ancora la vostra carrozzina su cui sedere perchè quelle messe
a disposizione dall’aeroporto sono enormi e scomodissime e se invece vi sedete su di una
sedia, quella è anche peggio.
Una volta essere disabili aveva almeno il vantaggio di salire per primi sull’aereo, quando non
c’era ancora nessuno e di fare le cose con calma; adesso invece siamo gli ultimi e spesso
veniamo guardati male da quelli già seduti che si devono alzare o perché ci viene attribuito il
ritardo dell’aereo.
Per non parlare del percorso che bisogna fare per raggiungere il proprio posto, almeno in terza fila, con il bracciolo che non si alza – o che il personale non sa come sbloccare – su di una
minuscola carrozzina che potrebbe portare soltanto bambini fino a 10 anni, dove le gambe e i
piedi ti cadono da tutte le parti… Perché gli ingegneri che progettano gli aerei con la più
moderna tecnologia non sono capaci di progettare un sedile adatto ai disabili che magari si
estrae e viene incontro alla persona???


All’arrivo è la stessa cosa con la differenza che essendo gli ultimi, se abbiamo una coincidenza
in meno di un’ora e mezza, con tutte le procedure che dobbiamo fare per salire e scendere… il più delle volte perdiamo l’aereo.
E poi, quando finalmente arriviamo… ci vogliono giorni per risistemare le carrozzine per come ce le hanno conciate nella stiva dell’aereo.
In queste condizioni chi non avrebbe paura di volare?

Articolo a cura di Claudio Fontana