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Questo è uno slogan, ormai molto conosciuto tra i cittadini italiani, ma ancora sottovalutato:

“Vuoi il mio posto? prenditi anche la mia disabilità!”

Troviamo questa frase sotto la maggior parte dei cartelli che segnalano un parcheggio riservato ai disabili.

Tutto è iniziato il 29 maggio del 2014, quando un gruppo di disabili decide di manifestare bloccando tutti i parcheggi nella zona del Duomo a Milano; lo scopo di tale blocco è stato quello di far capire il disagio che prova un disabile, ogni volta che deve trovare un parcheggio, che però è quasi sempre occupato da chi non dovrebbe.

Benedetto Belvini, referente dell’associazione Simba, e promotore dell’evento ha dichiarato che questa iniziativa fosse necessaria per far capire a tutti che il parcheggio per i disabili non è un lusso ma una necessità: ”Molto spesso per noi un parcheggio non vale quanto un altro”.

Ultimamente, anche Striscia la Notizia si sta occupando di questo problema, come sempre in modo ironico, grazie alla simpatia di Brumotti e le “cacche” che attacca sulle macchine di chi occupa illegittimamente un posto che non gli spetta. Tramite questi servizi, la gente si sta sensibilizzando sempre di più al problema, però ammettiamolo, è triste dover sempre arrivare a soluzioni drastiche come queste, smettere di far qualcosa di sbagliato per la paura di venir ripresi dalle telecamere e non per il senso civico che dovrebbe guidare le azioni di ogni essere umano.

I parcheggi per i disabili sono molto importanti per chi ne ha bisogno perché la loro posizione e la loro dimensione è studiata per cercare di rendere più praticabili gli spostamenti quotidiani di un diversamente abile e quindi cercare di agevolare il più possibile la normalità che dovrebbe caratterizzare la vita di un invalido.

Quindi, ogni volta che per pigrizia deciderai di occupare un parcheggio che non ti spetta o vedi farlo, mettiti nei loro panni, cerca di pensare come sarebbe la tua vita su due ruote o con qualche parte del tuo corpo non funzionante, immagina quante cose saresti limitato a fare e fatti due passi in più che non ti fa male!

  • Articolo a cura di Lavinia Fontana

Anche Il Giorno ha intervistato il nostro manager, Claudio Fontana, per quanto riguarda la scomoda questione relativa ad Uberblack, poiché, nonostante il decreto del Tar del Lazio, gli autisti dei servizi NCC continuano a subire onerose multe e fermi amministrativi che impediscono loro di lavorare.

Ecco un estratto dall’articolo de Il Giorno:

Secondo Fontana, infatti, il verdetto capitolino avrebbe dovuto modificare il comportamento dei ghisa del reparto specializzato «Frecce» nei confronti degli operatori di Ncc associati all’app californiana. L’amministratore di Concrete Onlus, in particolare, contesta che il fermo amministrativo sia sempre abbinato alla sanzione pecuniaria: «Il problema è che in uno Stato di diritto nessuno sconta la pena prima di essere condannato definitivamente, mentre invece per il fermo amministrativo delle autovetture non funziona così: scatta immediatamente nella sua forma più contenuta di due mesi e anche l’impugnazione davanti al giudice di pace è inutile perché anche se avrà esito positivo ci vorranno sempre più di due mesi per avere il dispositivo».

Interessati ad approfondire la questione?
Trovate l’articolo completo qui.