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A NOI SALTARE LE BARRIERE

Da quasi trent’anni, dall’avvento della legge 13/89, in Italia parliamo di barriere architettoniche con sempre maggiore coscienza e competenza. Di passi avanti ne abbiamo fatti tanti, anche se molto resta da fare.

Ma anche il giorno che saremo capaci di progettare e costruire in modo adeguato per tutte le persone con le loro diversità, ci saranno sempre degli ostacoli da superare, dati dagli imprevisti temporanei, dall’ottusità delle persone  e delle norme, dalla nostra giusta voglia di superare, almeno di un po’, i nostri limiti.

E allora il nostro approccio verso le “barriere architettoniche” deve giustamente esigere che la realtà cambi, anzitutto quella degli spazi e dei servizi pubblici e rivolti a tutti. Ma nel frattempo non ci dobbiamo fermare: se un luogo è bello e c’è un gradino non possiamo pensare che ce lo tolgano in un giorno; siamo noi che dobbiamo trovare la maniera di superarlo, di aggirarlo, per soddisfare il nostro bisogno di vedere quel luogo.

La finalità dovrebbe essere che tutti possano godere della vita con uguali possibilità – e non in maniera uguale – e quindi il superamento degli “ostacoli architettonici” è uno strumento al servizio di questo fine. Riflettiamo su questo, adottiamo questo approccio e probabilmente ci renderemo conto che il mondo può essere molto più fruibile di quello che pensiamo, se lo vogliamo e se lo vogliamo insieme.

– articolo a cura di Claudio Fontana

 

Dietro una parola c’è un mondo condensato e spesso la sintesi non aiuta la comprensione.

Si fa presto a dire “disabile” ma quante e quali differenze esistono, convivono, bisticciano in questo termine.

Ad esempio, per noi che ci occupiamo di turismo quante volte ci siamo trovati a chiedere di una camera adatta alle persone con disabilità e ci sono state proposte soluzioni di una diversità sconcertante: in alcuni paesi il disabile è per definizione al massimo paraplegico, atletico e single, altrimenti non si spiegherebbero il letto singolo appunto, la vasca da bagno e le dimensioni ridotte della stanza.

Oppure provate a mettere insieme un paraplegico con una buona autonomia di spostamento, che guida l’auto e che va in bagno da solo con una persona con una sclerosi multipla avanzata che, se ancora non lo costringe a letto, gli impedisce di compiere in autonomia praticamente tutti gli atti della vita quotidiana come mangiare, bere, andare in bagno, coricarsi, vestirsi: il primo entrando in contatto con il secondo scoprirà un mondo e un modo di vivere a lui sconosciuto.

Ma allora esistono diversi tipi di disabilità, ci sono disabili più abili e disabili meno abili o più disabili?!

Certamente sì.

Per noi che ce ne occupiamo tutti i giorni e che incontriamo nella nostra attività la maggior parte, per non dire tutte, le declinazioni della disabilità, il concetto è molto chiaro.

Provate però a chiederlo a molti progettisti, a certi politici e talvolta ad alcuni medici: per molti di loro esistono o delle categorie astratte, o soltanto coloro con i quali sono venuti in contatto.

Persino molti disabili non si rendono conto che accessibilità non è soltanto barriera architettonica, oppure un ostacolo di tipo sensoriale o cognitivo e soltanto pochi riescono ad avere veramente un approccio, un metodo che porti al superamento delle disabilità qualsivoglia siano.

Ed è proprio questo che vogliamo significare, superare la disabilità significa si cercare di eliminare quanti e più ostacoli ci sono, fornire quanti più aiuti possibili, ma soprattutto, siccome non si può prevedere tutto, avere la mente pronta ad adattarsi a situazioni e persone le più diverse, a personalizzare il nostro approccio, dal generale al particolare, sempre. O quasi.

– articolo a cura di Claudio Fontana