Assortopedia, Fish onlus, Simfer e la Dott.ssa Fernanda Gellona, Direttore Generale di Confindustria Dispositivi Medici, hanno espresso critiche sulla revisione del Nomenclatore Tariffario, ritenendolo inadeguato. Anita Pallara, Presidente dell’Associazione Famiglie SMA e atleta di powerchair football, sottolinea le difficoltà nella pratica sportiva per persone con disabilità a causa della mancanza di protesi e ausili tecnologicamente avanzati, non coperti dal Sistema Sanitario Nazionale.

Il nuovo Nomenclatore Tariffario, atteso come un miglioramento, ha deluso le aspettative per la sua inadeguatezza nel rispondere alle esigenze attuali, lasciando spesso le persone a fronteggiare da sole i costi degli ausili. Questo documento, rilasciato dal Ministero della Salute, specifica le tipologie e le modalità di fornitura di protesi e ausili a carico del SSN e sarà pienamente operativo dal 1° aprile 2024.

Recenti sviluppi legislativi hanno riconosciuto l’importanza sociale e il beneficio psicofisico dello sport, culminando nell’inserimento dello sport nella Costituzione attraverso una modifica all’Art. 33 e l’introduzione di un nuovo comma, con l’ultima approvazione della Camera dei Deputati il 20 settembre.

Cristina Zangone

Sono nata a Milano e mi sono formata nel campo dell’informatica. Nonostante il mio attuale impegno nel mondo del lavoro, con due occupazioni, non ho mai smesso di studiare. La mia passione è viaggiare e scoprire nuovi luoghi, accompagnata spesso dalla musica che amo ascoltare. Nonostante le sfide della mia condizione, essendo una persona disabile e utilizzando una carrozzina, affronto la vita con determinazione e curiosità.

Insegnare ai figli un uso consapevole e positivo della tecnologia digitale

In un mondo sempre più dominato dalla tecnologia, è innegabile che essa giochi un ruolo fondamentale in molteplici aspetti della vita quotidiana, inclusi il lavoro e l’educazione. I bambini di oggi nascono in un’era digitale, guadagnandosi l’etichetta di “nativi digitali”. Tuttavia, le loro esigenze affettive e comunicative rimangono invariate rispetto a quelle delle generazioni precedenti.

Personalmente, ritengo che l’esposizione diretta ai dispositivi digitali dovrebbe essere limitata fino ai dodici o tredici anni di età, sebbene riconosca che ciò possa risultare spesso impraticabile. Questo perché gli adulti stessi, compresi i genitori, faticano a distaccarsi dai loro dispositivi, come gli smartphone.

Nonostante ciò, quando i ragazzi raggiungono un’adeguata maturità e si è consolidato un legame affettivo solido, diventa inevitabile introdurli agli strumenti digitali, che ormai permeano il loro ambiente. Pertanto, l’obiettivo non dovrebbe essere quello di demonizzare la tecnologia, ma piuttosto di imparare a utilizzarla in modo consapevole e costruttivo.

Tra i rischi associati all’uso eccessivo della tecnologia ci sono l’affaticamento visivo, postura scorretta, disturbi del sonno e dell’umore, iperattività e una diminuzione della capacità di concentrazione. Altrettanto preoccupante è il potenziale distacco dai rapporti sociali reali, che può portare a condizioni come l’hikikomori.

Per i bambini più piccoli, è cruciale la presenza costante di un adulto durante la loro prima esperienza con i dispositivi digitali. Lasciarli soli con tali strumenti può risultare dannoso. La dottoressa Elisa Trezzi, pedagogista, suggerisce alcuni consigli fondamentali per un approccio equilibrato alla tecnologia:

– Stabilire regole chiare e limiti di tempo sull’uso dei dispositivi.

– Utilizzare il controllo parentale per filtrare i contenuti inappropriati.

– Dare il buon esempio limitando il proprio uso di dispositivi digitali.

– Designare momenti della giornata privi di connessioni online, come durante i pasti o prima di coricarsi.

– Coinvolgersi nelle attività online dei figli, condividendo interessi e giochi.

– Educare i figli ai pericoli della rete, insegnando loro a riconoscerli e a difendersi.

È essenziale alternare momenti tecnologici a esperienze nella vita reale, permettendo ai bambini di esplorare il mondo attraverso il gioco, la lettura, lo sport e altre attività creative.

Se utilizzata correttamente, la tecnologia può arricchire significativamente l’esperienza dei bambini, supportando anche l’apprendimento di coloro che presentano particolari esigenze educative, come i bambini con DSA. Tuttavia, è fondamentale ricordare che nessuna tecnologia può sostituire il valore insostituibile delle relazioni umane positive nello sviluppo di un bambino.

Vittoria Montemezzo  

Sono nata nel 1977, ho un diploma di liceo linguistico, mi piacciono i bambini, la natura, la storia e le culture antiche…e l’essere umano in generale. Dal 2015 sono insieme ad un compagno disabile in sedia a rotelle.

Il nome deriva dal greco antico “epifàneia”, che significa “manifestazione” o “apparizione”, riferita alla presenza e venuta del divino. La Chiesa Cattolica associa questa festività all’arrivo dei Magi presso il piccolo Gesù per adorarlo e offrirgli doni speciali quali oro, incenso e mirra, simboli di regalità e sacralità. Questo evento dimostra il riconoscimento della divinità di Gesù anche da parte dei popoli non ebrei, grazie alla visita di questi astrologi e astronomi provenienti dall’Oriente.

L’evangelista Matteo narra che i Magi, inizialmente recatisi da Erode, re della Giudea, per informarsi sulla nascita del “Re”, furono poi guidati dalla Stella Cometa fino a Betlemme, dove trovarono e adorarono il bambino, offrendogli preziosi doni. Successivamente, avvertiti in sogno di non tornare da Erode, presero una strada diversa per fare ritorno al loro paese.

La tradizione cristiana successiva arricchisce il racconto dei Re Magi, nominandoli Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, e aggiungendo dettagli alla loro visita. Ma come si collega la Befana a queste celebrazioni? Sebbene non vi sia un legame diretto, la Befana, figura del folclore italiano, condivide l’elemento dei doni con la festa dell’Epifania. Il suo nome è una derivazione popolare di “Epifania”, trasformatasi in “Befania” nel tempo.

La Befana, descritta come una vecchina che vola su una scopa nella notte tra il 5 e il 6 Gennaio, porta dolcetti e giocattoli ai bambini buoni, e carbone o aglio a quelli monelli. La sua origine si ricollega ai cicli agricoli e alle celebrazioni della natura legate al Solstizio d’Inverno, sopravvivendo nel tempo nonostante la condanna delle credenze pagane da parte della Chiesa.

In Italia, l’Epifania è anche segnata dall’accensione di falò e dalla bruciatura di fantocci rappresentanti l’anno vecchio, mentre la Befana, oltre a portare doni, simboleggia la pulizia dei guai dell’anno trascorso, inaugurando la speranza per un anno migliore.

Vittoria Montemezzo  

Sono nata nel 1977, ho un diploma di liceo linguistico, mi piacciono i bambini, la natura, la storia e le culture antiche…e l’essere umano in generale. Dal 2015 sono insieme ad un compagno disabile in sedia a rotelle.