Buongiorno a tutti da qualche tempo faccio parte anch’io della Cooperativa concrete Onlus mi hanno chiesto di occuparmi del loro blog scrivendo negli articoli.

 la cadenza degli articoli sarà di un articolo a settimana Dov’è il si potrà parlare di vari argomenti però io vorrei aprire una rubrica chiamata disabilità e tecnologia.

 in questa rubrica cercherò di spiegare come la tecnologia può aiutare la disabilità di ogni tipo permettendo così alla gente di comunicare di aderire a in social media e di sentirsi diciamo parte della società.

faccio parte della Cooperativa concrete Onlus ma da tanti anni mi occupo di informatica di siti web e di quant’altro Insomma di computer Tutto quello che può riguardare In qualsiasi modo la tecnologia smartphone tablet e altri.

 nella mia vita da disabile ho visto è verificato di persona che la tecnologia mi ha aiutato spesso e volentieri soprattutto per comunicare con qualcuno ma anche per rendermi autonomo per esempio per pagare una bolletta o per dare dei soldi a una persona senza muovermi da casa piuttosto che attraverso un computer Magari anche attraverso un telefono, al giorno d’oggi il telefono cellulare fa parte si potrebbe dire del Quasi quasi della nostra quotidianità perché molte persone hanno tolto il telefono di casa per motivi di costi e si sono acquistati un telefono cellulare chi vi sta parlando ha fatto proprio questa scelta ora in casa mia c’è una linea fissa per internet e usiamo tutti e tre il cellulare per comunicazioni locali per chiamate vocali scusate ho anche a questo punto.

 Per videochiamate perché con WhatsApp si può fare anche questo niente la mia intenzione sarebbe quella di aprire una rubrica Io cercherò di informarmi di fare delle ricerche di scrivere un articolo a settimana chiedo a voi una minima collaborazione io ce la metterò tutta Spero che mi inviate nelle mie digitazioni nei degli argomenti che tratterò all’interno di questa rubrica. 

 Con l’avvento di questa pandemia che purtroppo ci ha colpiti direi praticamente tutti il computer il telefono è un tablet sono diventati praticamente a mio giudizio degli strumenti indispensabili perché ci permettono come dicevo prima di pagare una bolletta di prenotare un esame o di annullare un appuntamento o di stamparci gli esiti degli esami.

 chi li parla ha già dovuto fare un’esperienza di questo tipo cioè stampare prenotare visite ed esami anche per altre persone che non hanno nelle loro case un computer o non hanno la capacità o la voglia di imparare come si fa a fare ciò  È vero che è vero che al giorno d’oggi hanno anno quasi tutti in casa un computer ma c’è ancora gente tipo le persone anziani penso alle persone anziane che non hanno ha dimestichezza con la tecnologia quindi ecco che a me è capitato di dover dare una mano a altre persone ha prenotato come dicevo prima a prenotare un esame piuttosto che annullare un appuntamento stampare un esito stampare delle buste paga stampare dei buoni spesa stampare qualsiasi cosa perché ripeto non tutte le persone si sentono portate ad approcciarsi con la tecnologia, pur avendo un telefonino non si sentono in grado di fare determinate cose in completa autonomia. e dunque mia intenzione aprire questa rubrica sul nostro blog per aiutare le persone che hanno piccole necessità ad imparare a fare anche le piccole cose anche solo attraverso un telefonino piuttosto che un tablet o un computer questo mio primo articolo è solo una descrizione degli argomenti di cui vorrei trattare all’interno della rubrica nei prossimi articoli sarò più specifico e più scenderò più nello nel profondo della questione ovviamente dopo aver fatto le dovute ricerche scriverò degli articoli farò delle altre cose e magari vi racconterò altri mi esperienze.

Uno dei pochi argomenti su cui quasi tutti potremmo essere d’accordo è lo (stra)potere delle banche ed il periodo di pandemia che stiamo vivendo non fa eccezione.

Dovrebbe essere un momento in cui la comune difficoltà ci rende più attenti agli altri e ci fa capire quali siano le cose importanti della vita; la malattia che non guarda in faccia a nessuno e non fa differenze – o quasi – dovrebbe farci condividere maggiormente le risorse pensando che o ci salviamo tutti oppure non si salva nessuno.

Ma non è così per la maggior parte delle banche, che in questo momento si sentono ancor più strumento fondamentale della risoluzione dei problemi, arbitri che decidono le sorti del mondo e non mancano di farlo pesare nel loro perbenismo formale che uccide la gente onesta e favorisce la mafia finanziaria, macinando con la loro burocrazia il destino di tutti noi gente comune.

E così rendono impossibili gli anticipi sulla cassa integrazione e la Naspi, ritardano la documentazione nella concessione dei prestiti – anche se garantiti dallo Stato – in modo che quel po’ di ossigeno che servirebbe alle imprese, arriva quando queste sono già cianotiche se non addirittura già decedute per asfissia.

Ogni giorno riceviamo comunicazioni con variazioni di condizioni, aumento delle commissioni, nuove spese o assicurazioni che non abbiamo mai chiesto e che ci vengono addebitate automaticamente. Il paradosso è che loro, le banche, hanno accesso libero ai nostri conti/risparmi e invece noi, legittimi proprietari, talvolta vogliamo fare un’operazione e non ne abbiamo la possibilità o ci viene impedita.

E se provi a mettere in discussione questo sistema o alzi la voce per far valere i tuoi diritti o manifestare il tuo dissenso, arriva il “recesso unilaterale”, senza motivazione, che ti mette in ginocchio perché senza un conto corrente oggi non fai nulla e riaprirne uno nuovo può diventare molto difficoltoso soprattutto se si sparge la voce che sei uno che ha provato a discutere “l’ordine costituito delle banche”.

Eppure in questo mondo dove è difficile capire qual è il confine tra comportamenti leciti e quelli usurai, la nostra esperienza ci ha dimostrato che se le persone non si trincerano dietro l’alibi delle regole, delle procedure e della burocrazia, ma s’impegnano correttamente a facilitare i procedimenti, immedesimandosi nella situazione e nel bisogno del “cliente”, tutto diventa più facile, LA COMUNICAZIONE E LA RISOLUZIONE DEI PROBLEMI.

Sul nostro cammino d’impresa, mentre una delle nostre banche con la sua “ignavia” ci metteva in difficoltà, per poi abbandonarci chiudendoci il conto, un’altra, fortunatamente, grazie all’impegno di una sua funzionaria alla quale non avevamo fatto né regali né particolari moine, ha compreso la nostra difficoltà, i nostri bisogni e ha risposto prontamente alle nostre necessità.

A questa persona, e a tutte quelle che come lei tutti i giorni sono attente, nella loro professione, all’esigenza delle persone che hanno davanti, si prodigano per facilitare le procedure e i risultati, conoscono interpretano e rispettano le leggi e le altre normative a favore dei risultati per i cittadini e non come strumento di immobilismo per proteggere se stessE e distruggere gli altri, A QUESTA PERSONA TUTTO IL NOSTRO RINGRAZIAMENTO.

Siamo abituati a eventi di grande importanza mediatica che si ricorrono e rincorrono da molti anni, come per esempio la notte degli Oscar o dei Golden globe, dove si premiano film e attori, grandi festival musicali che premiano cantanti e le loro canzoni, ogni anno si premiano città che rappresentano al meglio la cultura del paese, e molte altre competizioni come nello sport.

Ma da dieci anni a questa parte, esattamente il 10 maggio 2010 viene organizzato il premio europeo delle città accessibili, assegnato dalla Commissione europea. L’obbiettivo che sta alla base del progetto vuole prima di ogni altra cosa portare una rivoluzione e avanzamento rendendo le città di tutta Europa sempre più accessibili, con un pizzico di competizione che sicuramente crea un incentivo maggiore nel migliorarsi, trattandosi di una competizione in palio ci sono dei fondi destinati alla città vincitrice e naturalmente la menzione d’onore.

Quando possiamo parlare di una città accessibile?, sicuramente ci sono molti fattori che la contraddistinguono. la Commissione europea ha tutto un suo calcolo e parametri per poter sancire il vincitore, fondamentalmente i fattori principali si possono riassumere con quanto segue.

Una città è accessibile quanto
tutti possono facilmente:
• prendere l’autobus o la metropolitana
per andare al lavoro;
• utilizzare le biglietterie automatiche per
acquistare il biglietto;
• muoversi in strada ed entrare negli edifici pubblici;
• ottenere informazioni in un linguaggio comprensibile

E molto altro…

Per maggiori inforazioni sull’iniziativa e sul suo funzionamento nel dettaglio, per visionare lo storico dei vincitori degli anni passati, ma soprattutto di quest’anno, vi lasciamo al sito ufficiale:

https://ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=1141

Ciao a tutti mi chiamo Christian Belluzzo, ho 45 anni è il 28 di dicembre del 2020 Ho iniziato a lavorare presso una cooperativa che si chiama concrete Onlus come programmatore web Dopo anni di corsi test di prove e controprove sono arrivato a 45 anni e ho trovato lavoro.

 lavoro da casa si ma è comunque un lavoro che mi rende soddisfatto felice e contento perché finalmente ho realizzato quello che all’inizio sembrava essere un hobby l’uso dei computer ma soprattutto la programmazione web Finalmente ho trovato qualche ora che mi permette di trovare soddisfazione nei confronti della nostra società e di guadagnarmi in un certo senso del denaro che mi permette di essere in parte autosufficiente.

 mi hanno chiesto scrivere questo articolo da mettere sul nostro blog e ho ritenuto giusto scrivere ciò che mi è capitato alla veneranda età di 45 anni lo so potrebbe sembrare ridicolo ma di solito a 45 anni uno dovrebbe avere già fatto vent’anni di lavoro Io invece con Ieri ho fatto un mese di lavoro esatto Comunque l’importante non è quanto tempo ho lavorato ma questo significa che se una persona ha degli obiettivi e tiene duro prima o poi li raggiungi se insisti chiaro Se ci si lascia andare e ci sia comoda non si raggiunge niente ma se siete nati esiste e se magari ci tiene qualcosa. 

 Sono molto contento che mi sia capitata questa opportunità di quest’anno 2021 dopo un 2020 praticamente disastroso devo dire che negli ultimi mesi del 2020 cioè intendo dire fine novembre e dicembre posso dire per quanto mi riguarda di aver portato a casa Comunque comunque qualcosa di positivo per il fatto di aver trovato una forma di telelavoro in un settore che mi piace e mi consente di sentirmi realizzato e soprattutto soddisfatto dopo 30 anni ho trovato lavoro 

Lo staff di Concrete Onlus

Parlare di turismo in questi giorni di lock down e di scarsità di spostamenti, non ha solo il normale fascino che il viaggio da sempre porta con se ma ha in più il desiderio della cosa proibita, dell’astinenza da qualcosa ormai ritenuta indispensabile.

Per noi che del viaggio e del turismo abbiamo fatto una ragione di vita, oltrechè una professione, riflettere sul suo significato e riempire di contenuto questa azione, in modo che vada oltre il piacere momentaneo è di fondamentale importanza, una ragione esistenziale.

Anzitutto pensiamo che il turista debba immergersi nella realtà che visita, conoscendone la storia passata e presente in modo da comprendere i luoghi che si stanno attraversando e le persone che s’incontrano.

Sono importanti i luoghi storici, i musei, le località “glamour” sia naturali che realizzate dall’uomo; ma se non riusciamo, anche con poco tempo a disposizione, ad “immergerci nel quotidiano” ad incontrare la gente, a capirne le abitudini, i problemi di tutti i giorni, ci illuderemo di aver fatto un’esperienza completa, di conoscere una realtà mentre invece ne avremo solo sfiorato la superficie o, peggio ancora, ne usciremo con un’immagine distorta.

Pensate a chi vene a Milano, arriva all’aeroporto, prende un taxi, si ferma in un bel albergo del centro, mangia in qualche ristorante stellato, vede un paio di musei accompagnato della guida e, al massimo, incontra la gente della movida di corso Como o dei Navigli, cosa capirà di questa città? Come si renderà conto della vita degli italiani?

Noi pensiamo che sia importante in un viaggio “penetrare profondamente” la realtà in cui si viaggia per portare a casa non solo un’opinione completa su dove si è stati ma per confrontare i propri modelli con altri sistemi di vita, ponendosi quesiti, entrando in contraddizione ….. il viaggio è un’esperienza di crescita profonda che riguarda tutte le parti della persona fisica e spirituale.

Una maniera ancora più completa per “mescolarsi” alla realtà che si visita è quello di non fermarsi alla visita, al guardare, ma condividere un’esperienza nel fare con una realtà locale e anche con i propri compagni di viaggio.

Ci sono tantissime maniere di farlo:

gruppo di professionisti che incontra colleghi che diventano la loro guida affrontando i temi turistici ma anche quelli della professione:

associazioni sportive che visitano un paese praticando lo sport, incontrando le realtà locali, condividendo i momenti dell’agonismo ma anche della vita sociale;

gruppi di fede che si spostano per visitare luoghi particolarmente significativi per il loro credo e vengono guidati in esperienze mistiche diverse e spesso anche lontane da quelle consuete e quotidiane, che aprono nuovi orizzonti nella loro vita.

L’esperienza che noi abbiamo scelto da molti anni, è quella di portare le persone a conoscere la realtà dell’Uganda attraverso visite a luoghi d’interesse storico e naturalistico, mangiando in maniera sana i cibi del luogo, dormendo in luoghi confortevoli dove dorme la gente comune in modo da incontrarla, cercando di avvicinare una delle realtà problematiche di questo paese che è quella dei ragazzi senza famiglia che vivono negli orfanotrofi.

Lo facciamo cercando non solo di “prendere” qualchecosa da questa esperienza ma anche di “dare”, di “donare” alle persone che incontriamo. Il dono più importante non sono gli oggetti che portiamo con noi, gli importi economici – modesti – che riusciamo a raccogliere e a trasformare in oggetti e servizi come letti, materassi, acqua, vestiti e cibo, ma semplicemente noi stessi con la nostra presenza e la nostra amicizia che è dimostrata nella continuità anche nella lontananza di quando torniamo a casa nostra.

Ed è questa la risposta che diamo a chi ci dice: “ma io non so fare niente cosa potrò dare a queste persone che incontrerò?”. La cosa più importante che puoi dare è il dono di te stesso, la tua presenza, il tuo tempo ….. l’aver fatto un viaggio tanto lungo per dedicare parte del tuo tempo semplicemente per stare con queste persone che sono spesso sole, dimenticate, che non vuole nessuno.

Non vediamo l’ora di ricominciare presto a viaggiare liberamente.

Claudio Fontana