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Il caso del bambino “plus-dotato” di Cosenza, lasciato solo in classe

La storia avvenuta in provincia di Cosenza, in Calabria, è una vicenda triste che potrebbe minare la fiducia nell’istituzione scolastica italiana. In una società giusta, la scuola dovrebbe rappresentare un luogo di accoglienza per ogni bambino, subito dopo la famiglia. Ogni bambino dovrebbe trovare sostegno, motivazione alla conoscenza e scoperta, nonché apprendimento di regole comportamentali – questo vale anche per i bambini in condizioni di disabilità o semplicemente “diversi”. Tuttavia, per un bambino di 8 anni “plus-dotato” di Cosenza, la situazione è stata ben diversa.

L’iperattività fisica e intellettiva del bambino ha causato solo disturbo e irritazione in una docente, la quale ha incitato un vergognoso “ammutinamento” tra i genitori dei compagni di classe. Questi hanno deciso di non mandare i propri figli a scuola il 18 novembre, che avrebbe dovuto essere il primo giorno del bambino in quella classe, a seguito di un cambio di sezione dovuto a precedenti incomprensioni con altri insegnanti. Così, il bambino si è ritrovato da solo in classe, senza compagni, nonostante avesse partecipato con entusiasmo a un piccolo concerto musicale durante la “festa dell’accoglienza”.

La docente ha continuato a sostenere che il bambino fosse “disabile e fastidioso”, necessitando di un insegnante di sostegno. Tuttavia, la madre ha spiegato che la sua “plus-dotazione” non era stata considerata come una disabilità. Invece di valorizzare l’intelligenza del bambino, la scuola l’ha interpretata come un “ritardo”, nonostante il bambino parlasse fluentemente due lingue, suonasse abilmente strumenti mai provati prima e fosse veloce nei calcoli, a soli 8 anni.

Il piccolo ha sofferto molto per questa situazione. Inizialmente, credeva che tutti i suoi nuovi compagni fossero assenti a causa della febbre, ma poi ha realizzato di essere stato escluso, iniziando a colpevolizzarsi. Di conseguenza, la madre ha deciso di cambiargli scuola e ha presentato denuncia contro l’istituto. Il Ministro dell’Istruzione Valditara ha inviato ispettori per verificare la situazione e prendere eventuali provvedimenti.

L’aspetto più grave di questa vicenda è l’immaturità e la malvagità dimostrate dalla docente e dai genitori dei compagni di classe, che hanno scelto di escludere un bambino, coinvolgendo anche i propri figli e dando loro un pessimo esempio. Questo “rifiuto” potrebbe lasciare una ferita profonda nell’animo del ragazzo.

Problematiche simili non sono di facile soluzione, ma sarebbe auspicabile che la scuola formasse adeguatamente gli “insegnanti di sostegno” per accompagnare e assistere anche gli alunni “speciali”. L’obiettivo dovrebbe essere quello di integrare le conoscenze particolari di questi bambini con quelle dei compagni, creando un ambiente inclusivo. Questo approccio dovrebbe valere anche per i bambini con ritardi nell’apprendimento, aiutandoli a raggiungere gli obiettivi insieme agli altri. Tuttavia, questi obiettivi più nobili e umani saranno possibili solo se gli adulti decideranno di costruire una società più giusta.

Vittoria Montemezzo  

Sono nata nel 1977, ho un diploma di liceo linguistico, mi piacciono i bambini, la natura, la storia e le culture antiche…e l’essere umano in generale. Dal 2015 sono insieme ad un compagno disabile in sedia a rotelle.

Nei pressi del piccolo comune toscano di S. Casciano dei Bagni, in provincia di Siena, ha avuto inizio nel 2019 una campagna di scavi archeologici intorno a una sorgente di acqua termale. La ricerca è guidata tuttora da Jacopo Tabolli, professore di archeologia all’Università per Stranieri di Siena, e affiancata da Emanuele Mariotti, archeologo per conto del comune di S. Casciano e direttore degli scavi. Dal novembre del 2022, è emerso qualcosa di straordinario, considerato dagli esperti il più grande tesoro etrusco dell’Italia e del Mediterraneo antichi: 24 statue in bronzo di epoca etrusca e romana, in ottimo stato di conservazione, oltre a attrezzi medici come bisturi e specilli, modelli di organi di animali usati in pratiche divinatorie, numerosi bronzetti sacri “simbolici” come offerte “per grazia ricevuta” (i cosiddetti “ex-voto”) e 50 mila monete d’oro, argento e bronzo. Tutti questi reperti sono stati ritrovati nel fango caldo del Bagno Grande, un insieme di vasche collegate alla sorgente, considerata sacra sia dagli Etruschi che dai Romani. Questo ritrovamento testimonia una convivenza pacifica tra le due culture, un contesto di pace in mezzo ai conflitti, e potrebbe riscrivere la storia del rapporto tra i due popoli, apparentemente diverso da quanto creduto in precedenza. Mentre all’esterno si combattevano guerre sociali e civili, all’interno del santuario le famiglie delle élite etrusche e romane facevano insieme offerte votive alle divinità curative, quali principalmente Apollo, la Fortuna Primigenia e Igea, la dea greca della salute e della guarigione. Sulle statue in bronzo si sono conservate perfettamente iscrizioni sia in Latino che in Etrusco, grazie all’azione protettiva del fango e dell’acqua termale, dove sono citati i nomi di potenti famiglie etrusche della zona e dell’Etruria interna, vale a dire l’Umbria. Questi reperti sono considerati i più importanti dopo i Bronzi di Riace, scoperti in Calabria nel 1972, dato che la maggior parte delle sculture etrusche conosciute finora era in terracotta. La maggior parte dei reperti è datata tra il secondo secolo a.C. e il primo d.C., periodo di profonda assimilazione da parte di Roma delle diverse culture che aveva “assorbito”, compresa quella etrusca, con la quale aveva anche conteso il controllo della penisola italiana. Questa scoperta aumenta quindi il valore di questi reperti, dimostrando che la contesa non fu l’unica forma di relazione tra i due popoli.

Anche questa campagna di scavo è avvenuta all’insegna della multiculturalità, come racconta il professor Jacopo Tabolli, affermando che “L’Archeologia non è mai il lavoro di un singolo ma il risultato dello sforzo di tanti. Le scoperte inattese che si sono dischiuse sotto di noi non sarebbero mai state possibili senza la passione dei tanti studenti delle università italiane e straniere […] in un contesto come quello del Bagno Grande”, definendo quest’ultimo come “una palestra unica per i giovani archeologi”, data la sua stratificazione storico-culturale.

La Soprintendenza all’Archeologia, le Belle Arti e il Paesaggio di Siena, Grosseto e Arezzo ha sostenuto fin dall’inizio l’impresa di scavo e la sua multidisciplinarietà, costituita da una vasta squadra di archeologi, architetti, geologi, archeobotanici ed esperti di epigrafia e numismatica. Inoltre, è in programma la creazione di un “parco archeologico” per valorizzare il sito e i suoi reperti, nonché consentirne la fruizione futura da parte del pubblico.

Così, finalmente, si presenteranno ai nostri occhi le meraviglie di un luogo che, dopo il quinto secolo, venne abbandonato con l’avvento del Cristianesimo, ma non distrutto. Le sue vasche furono sigillate con pesanti colonne di pietra e le statue delle divinità e gli oggetti sacri furono deposti con rispetto sul fondo dell’acqua, testimoniando l’importanza e la sacralità dell’Acqua con i suoi poteri terapeutici e “miracolosi”. Tra le scoperte spicca la splendida statua di Pan, il dio dei boschi, e il bellissimo putto di età ellenistica, con al collo la sua “bulla”, un amuleto protettivo, che ci regala ancora oggi, dopo duemila anni, il suo tenero sorriso di bambino.

Vittoria Montemezzo  

Sono nata nel 1977, ho un diploma di liceo linguistico, mi piacciono i bambini, la natura, la storia e le culture antiche…e l’essere umano in generale. Dal 2015 sono insieme ad un compagno disabile in sedia a rotelle.

L’assistenza ostetrico-ginecologica rivolta alle donne con disabilità fisico-motorie è un tema di grande rilevanza, che ho esaminato attraverso diversi articoli e studi. Questa area dell’assistenza sanitaria, spesso trascurata o non adeguatamente affrontata, merita una maggiore attenzione e comprensione.

Nei miei studi, ho scoperto che tesi di laurea di studentesse non disabili hanno esplorato questo campo, portando alla luce aspetti della vita delle donne con disabilità che spesso rimangono invisibili. Queste ricerche hanno contribuito a sensibilizzare la società su come la disabilità fisico-motoria possa influenzare esperienze fondamentali come la sessualità, la gravidanza e la maternità.

Allo stesso modo, associazioni che rappresentano persone con disabilità hanno avviato iniziative importanti, come la distribuzione di questionari specifici a donne disabili e a ostetriche. Queste indagini hanno rivelato una preoccupante mancanza di informazioni e di preparazione tra i professionisti sanitari e una generale mancanza di consapevolezza sulla realtà vissuta da queste donne. Tale situazione sottolinea una lacuna critica nell’assistenza sanitaria che necessita di essere colmata.

Questo gap informativo e di formazione professionale non solo limita la qualità dell’assistenza ricevuta dalle donne con disabilità ma contribuisce anche a perpetuare pregiudizi e barriere, rendendo ancora più difficile per queste donne affrontare sfide già complesse.

La mia aspirazione è che il dialogo su questi temi diventi più aperto e diffuso. È essenziale che la società superi la visione tabù che spesso circonda la sessualità e la maternità nelle donne con disabilità, riconoscendo invece i loro diritti e le loro esigenze specifiche. Una maggiore consapevolezza e un miglioramento dei servizi di assistenza ostetrico-ginecologica per queste donne non solo sarebbero un passo avanti verso un sistema sanitario più inclusivo ma anche verso una società più equa e rispettosa.

In conclusione, l’obiettivo è creare un ambiente in cui ogni donna, indipendentemente dalle sue abilità fisiche, possa ricevere l’assistenza e il supporto necessari per vivere esperienze di maternità e sessualità in modo pieno e dignitoso.

Cristina Zangone

Sono nata a Milano e mi sono formata nel campo dell’informatica. Nonostante il mio attuale impegno nel mondo del lavoro, con due occupazioni, non ho mai smesso di studiare. La mia passione è viaggiare e scoprire nuovi luoghi, accompagnata spesso dalla musica che amo ascoltare. Nonostante le sfide della mia condizione, essendo una persona disabile e utilizzando una carrozzina, affronto la vita con determinazione e curiosità.

Recentemente, l’amministrazione guidata da Giorgia Meloni ha introdotto importanti modifiche alla legislazione sulla disabilità, attraverso l’emanazione di due decreti legislativi. Questi decreti mirano a ottimizzare il processo di riconoscimento e valutazione delle disabilità civili, alleggerendo la burocrazia e rendendo più efficienti le procedure amministrative.

Analizziamo le principali innovazioni apportate da questi decreti e come impatteranno sulla Legge 104:

1. Redefinizione dei Criteri di Disabilità: Il primo decreto stabilisce nuovi criteri per la definizione di disabilità, focalizzandosi su due finalità principali:

   – Eliminazione degli ostacoli amministrativi.

   – Implementazione dei supporti necessari per le persone con disabilità.

2. Introduzione di Nuovi Standard di Valutazione: Il decreto introduce cinque elementi chiave:

   – Nuove definizioni per la disabilità e le persone con disabilità.

   – Adozione della Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD) e della Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF) a partire dal 1 gennaio 2025.

   – Trasferimento dei processi di valutazione all’INPS dal 1 gennaio 2026, con l’introduzione di un certificato medico iniziale per avviare le procedure.

   – Implementazione di una valutazione multidimensionale che tenga conto di diversi aspetti della vita dell’individuo.

   – Riconoscimento del diritto all’accomodamento ragionevole per assicurare alle persone con disabilità l’accesso ai vari diritti sociali e civili.

Queste modifiche rappresentano un passo significativo verso la creazione di una società più inclusiva e rispettosa delle esigenze delle persone con disabilità. L’obiettivo di queste nuove direttive è di fornire un quadro legislativo che migliori concretamente la vita di queste persone, garantendo loro maggiori opportunità e una più equa partecipazione alla vita sociale e civile.

Cristina Zangone

Sono nata a Milano e mi sono formata nel campo dell’informatica. Nonostante il mio attuale impegno nel mondo del lavoro, con due occupazioni, non ho mai smesso di studiare. La mia passione è viaggiare e scoprire nuovi luoghi, accompagnata spesso dalla musica che amo ascoltare. Nonostante le sfide della mia condizione, essendo una persona disabile e utilizzando una carrozzina, affronto la vita con determinazione e curiosità.

Secondo le ultime notizie dall’INPS, un nuovo portale specificamente progettato per le persone con disabilità sta per essere lanciato, come annunciato nel messaggio n. 4193 del 24 novembre 2023. Questo portale, che fa parte del sito ufficiale dell’INPS, è stato nominato “Portale della Disabilità” e rappresenta un passo avanti nel progetto di modernizzazione tecnologica, noto come “Sportello Unico INPS Invalidità Civile”. Questo sviluppo si inserisce nel contesto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Per accedere al portale sarà necessario utilizzare sistemi di identità digitale come SPID di livello 2 o superiore, la Carta d’Identità Elettronica 3.0 (CIE) o la Carta Nazionale dei Servizi (CNS). È prevista anche la possibilità di delega ad una persona fidata per coloro che non possono accedere autonomamente.

Il portale propone diverse funzionalità: monitoraggio dello stato delle richieste di prestazioni per invalidità civile, cecità e sordità civile, oltre ai benefici garantiti dalle Leggi n. 68/1999 e n. 104/1992. È possibile anche tenere traccia del processo sanitario-amministrativo delle proprie domande e inviare documentazione medica qualora necessario.

Gli utenti potranno inoltre ricevere notifiche e aggiornamenti riguardanti scadenze e gestione delle indennità. Una sezione specifica, denominata “Pagamenti e cedolini”, permette di visualizzare i dettagli dei pagamenti effettuati per le prestazioni legate alla disabilità.

Questo nuovo strumento rappresenta un passo importante verso un futuro più inclusivo, facilitando l’accesso alle informazioni e ai servizi per tutti.

Cristina Zangone

Sono nata a Milano e mi sono formata nel campo dell’informatica. Nonostante il mio attuale impegno nel mondo del lavoro, con due occupazioni, non ho mai smesso di studiare. La mia passione è viaggiare e scoprire nuovi luoghi, accompagnata spesso dalla musica che amo ascoltare. Nonostante le sfide della mia condizione, essendo una persona disabile e utilizzando una carrozzina, affronto la vita con determinazione e curiosità.