Tag Archivio per: africa

IL CONCETTO DELLA RELATIVITA’

Qualcuno potrebbe pensare che vi voglia parlare di fisica, che mi voglia riferire al grande Einstein. Si certo mi piacerebbe farlo soprattutto per descrivere la leggerezza e il senso dell’umorismo che questo scienziato ha avuto nel parlare di importanti argomenti che hanno cambiato il corso della storia e della vita del genere umano.

Ma non è di questo che vi voglio parlare.

Voglio invece descrivervi di come le cose cambiano a seconda del punto di vista da cui le si guarda, dalle informazioni che si hanno – puoi leggere anche ignoranza – , dalla diversità della condizione delle persone che porta a fare ragionamenti diversi su temi importanti come il senso della vita, le motivazioni per andare avanti …. o per fermarsi.

Finalmente dopo 17 mesi di “lock down totale” sono riuscito a spostarmi, a fare un viaggio importante, a uscire dai confine e dalle barriere che questa pandemia, non ancora finita, ci ha imposto. Sono tornato a prendere un aereo dopo tanti mesi, per tornare in Africa a vistare l’orfanotrofio che da tempo seguiamo (progetto uganda clicca qui) e questa distanza protratta nel tempo mi ha reso evidente ancora una volta di come sia diversa la vita e la sua prospettiva a seconda da come la si guarda – teoria della relatività – .

L’impatto è stato forte, qui in Uganda la pandemia è sentita ma è molto più lontana dalla vita della gente. Si parte da un punto di vista oggettivo che vede solo qualche decina di migliaia di casi e qualche centinaia di decessi con una popolazione di 42 milioni di abitanti. La sensazione è di oppressione ancora maggiore che da noi dal punto di vista della burocrazia: all’arrivo all’aeroporto chi non è vaccinato viene portato a rifare il test, nonostante l’abbia fatto prima della partenza; si viene caricati su di un pulman dopo un giorno di volo, bisogna aspettare altre 4 ore, pagare altri soldi, sempre con il timore di risultare positivi – chissà per quale ragione – di venire letteralmente deportati ad una quarantena a pagamento che non puoi scegliere, senza poter dire una parola …….  che oppressione!

Ma una volta che si esce dall’aeroporto la sensazione è diversa. le mascherine si vedono solo nelle zone popolate dagli stranieri/occidentali, ma anche li sono pochissime e le persone che le indossano lo fanno più per un motivo formale che sostanziale. Si respira un aria di libertà che in Italia da tempo non abbiamo più, ritorna in mente il tempo in cui ci spostavamo liberamente, ci guardavamo in faccia e respiravamo aria pulita senza soffocarci.

Certo c’è anche qui il coprifuoco, ma più per motivi politici e di controllo della popolazione che per esigenze sanitarie. Infatti l’Uganda esce da elezioni presidenziali molto controverse e la pandemia è stata un’occassione per chi comanda per esercitare forme di controllo e anche di repressione in nome della salute ma che niente hanno a che fare con il virus.

E che dire di come vive questa realtà la gente dei villaggi, quelli che ancora hanno una vita legata alle fasi del sole me della luna, quelli che vivono in connessione con i ritmi della natura e delle stagioni: per molti di loro nulla è cambiato, non si sono accorti di nulla o forse sono stati solo sfiorati da quello che è successo nel mondo, hanno continuato a vivere la loro vita con i ritmi di sempre sia perchè l’informazione arriva poco – sembra inpossibile in tempi di social ma almeno metà della popolazione terrestre è fuori da questa realtà – sia perchè abituati a ben altre malattie, questa ha fatto loro neanche il solletico.

Benedetta ignoranza o sciagurata incoscienza?

Fate un po’ voi, resta il fatto che in questi giorni ho respirato – nel vero senso della parola – un aria di libertà che da tempo mi mancava.

Claudio Fontana

Presidente Concrete onlus

Parlare di turismo in questi giorni di lock down e di scarsità di spostamenti, non ha solo il normale fascino che il viaggio da sempre porta con se ma ha in più il desiderio della cosa proibita, dell’astinenza da qualcosa ormai ritenuta indispensabile.

Per noi che del viaggio e del turismo abbiamo fatto una ragione di vita, oltrechè una professione, riflettere sul suo significato e riempire di contenuto questa azione, in modo che vada oltre il piacere momentaneo è di fondamentale importanza, una ragione esistenziale.

Anzitutto pensiamo che il turista debba immergersi nella realtà che visita, conoscendone la storia passata e presente in modo da comprendere i luoghi che si stanno attraversando e le persone che s’incontrano.

Sono importanti i luoghi storici, i musei, le località “glamour” sia naturali che realizzate dall’uomo; ma se non riusciamo, anche con poco tempo a disposizione, ad “immergerci nel quotidiano” ad incontrare la gente, a capirne le abitudini, i problemi di tutti i giorni, ci illuderemo di aver fatto un’esperienza completa, di conoscere una realtà mentre invece ne avremo solo sfiorato la superficie o, peggio ancora, ne usciremo con un’immagine distorta.

Pensate a chi vene a Milano, arriva all’aeroporto, prende un taxi, si ferma in un bel albergo del centro, mangia in qualche ristorante stellato, vede un paio di musei accompagnato della guida e, al massimo, incontra la gente della movida di corso Como o dei Navigli, cosa capirà di questa città? Come si renderà conto della vita degli italiani?

Noi pensiamo che sia importante in un viaggio “penetrare profondamente” la realtà in cui si viaggia per portare a casa non solo un’opinione completa su dove si è stati ma per confrontare i propri modelli con altri sistemi di vita, ponendosi quesiti, entrando in contraddizione ….. il viaggio è un’esperienza di crescita profonda che riguarda tutte le parti della persona fisica e spirituale.

Una maniera ancora più completa per “mescolarsi” alla realtà che si visita è quello di non fermarsi alla visita, al guardare, ma condividere un’esperienza nel fare con una realtà locale e anche con i propri compagni di viaggio.

Ci sono tantissime maniere di farlo:

gruppo di professionisti che incontra colleghi che diventano la loro guida affrontando i temi turistici ma anche quelli della professione:

associazioni sportive che visitano un paese praticando lo sport, incontrando le realtà locali, condividendo i momenti dell’agonismo ma anche della vita sociale;

gruppi di fede che si spostano per visitare luoghi particolarmente significativi per il loro credo e vengono guidati in esperienze mistiche diverse e spesso anche lontane da quelle consuete e quotidiane, che aprono nuovi orizzonti nella loro vita.

L’esperienza che noi abbiamo scelto da molti anni, è quella di portare le persone a conoscere la realtà dell’Uganda attraverso visite a luoghi d’interesse storico e naturalistico, mangiando in maniera sana i cibi del luogo, dormendo in luoghi confortevoli dove dorme la gente comune in modo da incontrarla, cercando di avvicinare una delle realtà problematiche di questo paese che è quella dei ragazzi senza famiglia che vivono negli orfanotrofi.

Lo facciamo cercando non solo di “prendere” qualchecosa da questa esperienza ma anche di “dare”, di “donare” alle persone che incontriamo. Il dono più importante non sono gli oggetti che portiamo con noi, gli importi economici – modesti – che riusciamo a raccogliere e a trasformare in oggetti e servizi come letti, materassi, acqua, vestiti e cibo, ma semplicemente noi stessi con la nostra presenza e la nostra amicizia che è dimostrata nella continuità anche nella lontananza di quando torniamo a casa nostra.

Ed è questa la risposta che diamo a chi ci dice: “ma io non so fare niente cosa potrò dare a queste persone che incontrerò?”. La cosa più importante che puoi dare è il dono di te stesso, la tua presenza, il tuo tempo ….. l’aver fatto un viaggio tanto lungo per dedicare parte del tuo tempo semplicemente per stare con queste persone che sono spesso sole, dimenticate, che non vuole nessuno.

Non vediamo l’ora di ricominciare presto a viaggiare liberamente.

Claudio Fontana

Dove eravamo rimasti. Il viaggio.

Il concetto di viaggio è soggettivo, ognuno vede nel viaggio un simbolo diverso, ognuno di noi quando intraprende un viaggio ha sensazioni differenti. Conosco persone che per lasciare la loro casa anche solo una notte si fanno prendere dall’angoscia.
Ogni tanto incontro i ragazzi delle nostre scuole e la domanda che faccio loro la prima volta è: come vi sentireste se doveste lasciare la vostra casa, i vostri amici, la scuola all’improvviso? Cosa mettereste nello zaino sapendo che può contenere pochissime cose?
Le risposte arrivano d’stinto ma tutti sappiamo che sull’onda di un atteggiamento istintivo forse la prima cosa che faremmo è ragionare. Ma purtroppo c’è poco tempo.

Alcuni non scelgono di partire, altri organizzano la traversata prevedendo i minimi dettagli, spinti dai racconti di chi è riuscito ad attraccare.

Perché si parte.

La spinta è unica e il desiderio forte, la ricerca di una condizione migliore, questa è l’unica risposta per spiegare le migrazioni dall’inizio dell’umanità ad oggi. Se la condizione che viviamo non ci permette di evolvere, di crescere o di sopravvivere e quello che vogliamo per noi e per il nostro futuro è diverso da quello che ci aspetta, cerchiamo in ogni modo di trovare una strada alternativa. Se ad esempio non si ha libero accesso all’istruzione perché per alcuni governanti la scuola non è importante ed istruire la popolazione è una limitazione all’agire dello stesso governatore, se non si può avere accesso all’acqua pubblica perché l’acqua pubblica purificata non esiste e quindi non è solo la sete ad uccidere ma anche le malattie, se, in sostanza i diritti essenziali per poter vivere dignitosamente (non in ricchezza) non sono garantiti, cosa fareste?
È legittimo partire solo per scappare dalle guerre o anche la malnutrizione può attentare alla vita?

Quando è legittimo partire?

Negli ultimi anni si parla spesso di legittimazione, legittimità di partire, legittimità di soggiornare su un dato territorio. Si sente spesso parlare diritto di accoglienza solo per le persone che arrivano con un aereo attraverso progetti realizzati da enti no profit e accordi con gli stati europei, questi viaggi si chiamano corridoi umanitari. I corridoi umanitari sono uno tra i tanti modelli di accoglienza a disposizione come alternativa sicura e legale ai viaggi della disperazione, rivolti a migranti con particolare vulnerabilità. Sono progetti meravigliosi che tutelano sia gli accolti che gli accoglienti e che danno la possibilità di realizzare percorsi di integrazione per circa due anni.

I punti di forza sono molti, primo tra tutti la fortuna di evitare i viaggi della morte e di finire intrappolati nella rete dei trafficanti di essere umani. Purtroppo il limite è quello di poter raggiungere numeri limitati di persone. I funzionari addetti alla selezione vanno in alcuni campi profughi e individuano troppo poche situazioni vulnerabili, dovendone tralasciare purtroppo molte altre.

Percorsi.

Ed eccoci ad una delle domande che vengono rivolte a me: perché gli “altri” non possono arrivare con l’aereo ed evitare il deserto e il mare? Semplicemente perché i viaggi sono economicamente onerosi e la maggior parte dei paesi non rilascia visti di ingresso per l’Europa, quindi l’unica soluzione è quella di mettersi in movimento affidandosi alla consapevolezza che il viaggio sarà lungo e che durante il percorso la propria vita verrà messa continuamente a rischio. La probabilità che i migranti possano subire violenze è altissima e la consapevolezza di non avere abbastanza denaro per pagare i militari ai posti di blocco mette già le persone in una situazione di subalternità.
Le tratte più conosciute sono quelle africane, ma ce ne sono diverse. Una di quelle classiche è la tratta del west Africa, la prima tappa è Bamako (Mali) e se si ha la fortuna di poter continuare si arriva ad un altro posto di blocco dove la gente purtroppo staziona anche dei mesi, Aghadez in Niger. Da lì iniziano i viaggi per attraversare il deserto ma bisogna pagare, se non si hanno i soldi non si parte e si è obbligati a fermarsi fino a quando non si racimola il denaro sufficiente per pagare qualcuno, una guardia, un aguzzino, il prossimo trafficante. La traversata del deserto per raggiungere la Libia è pericolosa, le strade non sono certamente tracciate e i pick-up possono smarrire la via. Il rischio di rimanere nel deserto senza benzina è molto alto e gli autisti non guardano in faccia a nessuno, la vita di un camion che trasporta disperati è più importante della vita dei disperati stessi. Capita che qualcuno cada dai pick-up o dai furgoni a causa di malesseri dovuti a colpi di calore, al sovraffollamento, ai dolori agli arti ormai atrofizzati per mantenersi aggrappati, le persone vengono lasciate li, senza nessuna pietà, affidate al proprio destino o al proprio Dio. Coloro che fortunatamente arrivano in Libia non sanno a che destino vanno incontro, la maggior parte delle volte ad attenderle ci sono mesi di schiavitù o reclusione in qualche lager, dove le torture sono all’ordine del giorno.

Partire è faticoso.

Arrivare da questa parte ancora di più, ce la fa solo chi è sano, perché il viaggio è talmente duro che se le condizioni di salute non sono buone si perde la vita strada facendo, spesso in mezzo al deserto.

Partire è costoso.

Nel corso delle varie tappe si devono pagare tangenti a poliziotti e contributi a trafficanti, lasciare la propria terra quindi non è solo una spinta e un sacrificio personale, interi villaggi investono sui giovani più in gamba per poter essere aiutati a loro volta una volta che questi hanno raggiunto il paradiso europeo. La certezza che però dall’altra parte ci sia un vero paradiso non c’è, per nessuno.

Articolo a cura di Sara Maida, responsabile del Centro di Accoglienza Casa di Betania ONLUS

Leggi l’altro articolo scritto da Sara qui:

Casa di Betania è un centro di accoglienza per rifugiati politici, richiedenti asilo, titolari di protezione sussidiaria e ricorrenti.

Casa di Betania è una ONLUS – Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale – ai sensi del D.Lgs. 460/97, iscritta all’albo regionale del volontariato.

Costituita nel 1987 l’Associazione Amici di Casa di Betania si è dedicata da subito ed esclusivamente al centro di accoglienza.

Nato come centro di prima accoglienza per immigrati si è trasformato nel corso degli anni diventando un centro di seconda accoglienza per rifugiati, titolari di protezione sussidiaria, richiedenti e ricorrenti.

Il loro obiettivo è quello di offrire ai loro ospiti un’autentica opportunità di inclusione sociale.

via Carducci 4 – 20089 Ponte Sesto di Rozzano (MI) 

Tel. 02-30910226

Codice Fiscale e Partita IVA 97060330152

http://www.casadibetania.org

[themoneytizer id=27389-16]

dal 29 agosto al 12 settembre 2019

15 giorni, 14 notti

Alla scoperta dell’affascinante Marocco. Due settimane per lasciarci avvolgere dai colori, profumi e melodie che questa calda terra nordafricana ha da offrirci.

PROGRAMMA

29 AGOSTO: Partenza da uno degli aeroporti di Milano. Arrivo a Marrakech in Marocco e sistemazione in albergo.

4 notti a Marrakech.

30 AGOSTO: Marrakech.

31 AGOSTO: Marrakech

1 SETTEMBRE: Marrakech: gita sull’Atlante.

2 SETTEMBRE: Trasferimento a Casablanca. 4 notti a Casablanca.

3 SETTEMBRE: Casablanca 

4 SETTEMBRE: Casablanca

5 SETTEMBRE: Sulla via di Tangeri con tappa a Rabat. 3 notti a Tangeri.

6 SETTEMBRE: Tangeri

7 SETTEMBRE: Tangeri

8 SETTEMBRE: Trasferimento a Fes. 2 notti a Fes.

9 SETTEMBRE: Fes

10 SETTEMBRE: Trasferimento a Beni Mellal. Una notte a Beni Mellal.

11 SETTEMBRE: Ritorno a Marrakech. Una notte a Marrakech.

12 SETTEMBRE: Rientro in Italia.

Il programma potrebbe avere delle variazioni e delle “inversioni” al suo interno, giustificate dalla necessità di concordare visite guidate con l’organizzazione dei luoghi che visiteremo.

TARIFFE

2 COPPIE3 COPPIE4 COPPIE
€ 5.500,00 per coppia€ 5.100,00 per coppia€ 4.900,00 per coppia

PRENOTA ORA!

I nostri sono sempre viaggi “personalizzati” cioè partono dall’esigenza di un individuo o di un gruppo di persone di recarsi in un luogo. Ci chiedono un’idea, un preventivo e delle soluzioni; noi le prepariamo, pubblicizziamo l’idea, aggreghiamo il gruppo e alla fine entriamo nei dettagli e rendiamo operativo il viaggio. I viaggi sono fatti per persone con disabilità e sono sempre pensati “a coppie”, cioè un disabile ed un accompagnatore. Se la persona disabile non ha l’accompagnatore noi lo troviamo – normalmente – a titolo gratuito. La persona disabile ha a suo carico la quota che è sempre calcolata per coppia. Questo non vuol dire che non si possano aggiungere persone senza disabilità, singole o a coppie.

I viaggi Concrete comprendono TUTTO!

Assistenza 24/24 H; trasporti, da veicoli accessibili e confortevoli a tratte aeree ed in nave; sistemazione in hotel; pasti a “la carte”.

” Che aspettate allora? Preparatevi a partire verso una vacanza unica! “

Nota: I VIAGGI CONCRETE non comprendono ingressi a musei ed altre location, il visto d’ingresso nei paesi interessati – laddove necessario – e non comprende l’assicurazione per gli infortuni e per il rientro che è obbligatorio fare prima della partenza.

[themoneytizer id=27389-16]

Abbiamo detto tante volte che le vacanze e il turismo non sono più un optional nella nostra vita, un lusso riservato solo a pochi, ma sono ritenute ormai una necessità e un diritto. Questo rimane vero anche in un periodo di recessione come questo, dove molti non riescono ad andare in vacanza “come prima” per motivi economici.

Fare del turismo non è solo un momento di relax e di pausa ma è diventato per molti un’occasione di fare un’esperienza culturale, sociale, spirituale, religiosa, sportiva, salutistica… un’occasione che arricchisce la vità molto di più del semplice riposo.

Anche noi, nei nostri programmi, diamo spazio a tutti questi aspetti del turismo, soprattutto quelli che riguardano il sociale, inteso come avvicinarsi alla realtà sociale del luogo dove si va in vacanza, non solo da spettatori, ma dando un proprio contributo personale sia in termini di “attività” che “economico”.

Un esempio sono i nostri frequenti viaggi in Uganda, splendido paese africano, a cavallo dell’Equatore.

Potete leggere un programma di viaggio tipo cliccando QUI.

Trovate un reportage fotografico da uno dei nostri viaggi nel paese QUI.

Lo facciamo anche dal punto di vista professionale, dando un occasione agli operatori del settore socio-sanitario di visitare realtà di attività e servizi di questo settore in Italia e all’estero e di condividere con i “colleghi” esperienze e, quando è possibile, la pratica lavorativa.

TUTTO QUESTO AIUTA A CONFERMARE COME LE VACANZE E IL TURISMO NON SIANO UN MOMENTO STACCATO DELLA PROPRIA VITA, MA UN INGREDIENTE FONDAMENTALE INDISPENSABILE DAL QUALE NON SI PUÒ PRESCINDERE.

Articolo a cura di Claudio Fontana


[themoneytizer id=27389-16]