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Gli studenti del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano hanno sviluppato un progetto dedicato ai bambini con disabilità della periferia milanese: LudoMi. Si tratta infatti di una ludoteca smart: ovvero una ludoteca dotata di vari dispositivi tecnologici specificamente progettato per offrire ai ragazzi con disabilità intellettiva spazi nuovi, multimediali e multisensoriali per apprendere e socializzare, che siano più vicini ai luoghi dove vivono e che possano essere fruiti insieme a educatori, familiari e amici.
La ludoteca LudoMi è composta da una stanza dotata di vari dispositivi tecnologici. Attraverso un sistema di proiezione verticale prendono vita spazi realistici o di fantasia e personaggi animati, con i quali i bambini possono interagire grazie a un sensore di gesti e movimenti. Un sistema di proiezione orizzontale proietta immagini e forme sul pavimento, sul quale sono disseminati oggetti e materiali “intelligenti” che possono essere manipolati dai bambini per svolgere le attività suggerite. I sensi sono stimolati da suoni, luci e vibrazioni emesse dagli oggetti, da luci fisse e portabili sparse nell’ambiente, dalla diffusione di musiche e rumori, da bolle di sapone e aromi emessi da opportuni emettitori.
Il progetto, guidato dalla professoressa Franca Garzotto del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria, è partito da una collaborazione con il Comune di Cornaredo, ma si pensa in futuro di estenderlo anche ad altre aree della periferia metropolitana, dato che in queste aree sono quasi assenti spazi di apprendimento, gioco e socializzazione progettati appositamente per i bambini con disabilità intellettiva e quindi le famiglie si trovano costrette ad intraprendere spostamenti verso il centro di Milano, il che può essere sia molto faticoso, che una spesa non indifferente.
LudoMi è uno dei progetti vincenti di Polisocial Award 2017, la competizione finanziata con i fondi del 5 per mille IRPEF raccolti dal Politecnico di Milano che favorisce lo sviluppo della ricerca scientifica ad alto impatto sociale.

Articolo a cura di Luisa Cresti

Il Giappone è considerato per antonomasia, il paese delle tecnologie e delle avanguardie ed ho potuto tastare con mano, ma anche con vista, udito e gusto, la veridicità di questa affermazione.

Nonostante le colossali infrastrutture, un numero infinito di ponti che sorvolano sulle città e le miriadi di luci che abbagliano le strade nipponiche, ciò che mi ha colpita di più, sono state l’attenzione, l’organizzazione e l’efficienza del servizio offerto ai disabili nelle metropolitane.

Ogni fermata prevede ascensori accessibili e sempre funzionanti, nei quali vi è un assistente dei trasporti che aiuta il portatore di handicap, qualunque sia la sua disabilità, a compiere il tragitto desiderato.

L’accompagnatore della metropolitana, successivamente, si munisce di pedana mobile e comunica all’autista, tramite walkie talkie, la presenza dell’invalido, così da permettere la salita di quest’ultimo sul mezzo, senza fretta e pericolo.

Una volta sulla metro, l’assistente si congeda, comunicando al collega che si trova alla fermata di destinazione dell’assistito l’arrivo del disabile.

Approdato alla meta, l’invalido, viene raggiunto dall’altro operatore, che ha il compito di accompagnarlo all’uscita della metropolitana.

Sembra un servizio scontato e così dovrebbe essere, ma molti paesi, anche occidentali, sono ancora molto arretrati per quanto riguarda il diritto di circolare liberamente di ogni individuo, qualunque sia il suo stato di abilità, senza barrire architettoniche d’intralcio.

Ogni paese dovrebbe imparare ciò, ma soprattutto munirsi di sensibilità nei confronti anche di questo diritto quotidiano e indispensabile.

– articolo a cura di Lavinia Fontana